“” C’è il declino dell’intelligenza. Quella individuale e
quella collettiva. Quella inconscia che guida l’istinto di sopravvivenza e
quella conscia che guida la facoltà di capire, apprendere, giudicare e quindi
distinguere il Bene dal Male. Eh, sì. Paradossalmente siamo meno intelligenti
di quanto lo fossimo quando non sapevamo volare, andare su Marte, cercarvi l’acqua.
O riattaccarci un braccio, cambiarci il cuore, clonare una pecora o noi stessi.
Siamo meno lucidi, meno svegli, di quando non avevamo quel che serve o dovrebbe
servire a coltivare l’intelligenza. Cioè la scuola accessibile a tutti anzi
obbligatoria, l’abbondanza e l’immediatezza delle informazioni, l’Internet, la
tecnologia che rende la vita più facile. E il benessere che toglie l’assillo
della fame, del freddo, del domani, che placa l’invidia. Quando questo
bendiddio non esisteva, bisognava risolvere tutto da soli. Quindi sforzarci a
ragionare, pensare con la propria testa. Oggi no. Perché anche nelle piccole
cose quotidiane la società fornisce soluzioni già pronte. Decisioni già prese. Pensieri
già elaborati confezionati pronti all’uso come cibo già cotto. “We are thinking of you. So you don’t
have to. Stiamo pensando per te. Così tu non devi farlo” dice l‘agghiacciante
scritta che ogni tanto lampeggia in un angolo dello schermo quando alla TV
scelgo il canale “Science and Science-Fiction”. Più o meno ciò che fanno i
dannati computer (io li detesto) quando correggon gli errori e addirittura
forniscono suggerimenti, così esentandoti dal dover conoscere la Consecutio Temporum
e l’ortografia, nonché sgravandoti da ogni senso di responsabilità e portandoti
all’ottusità. Ergo, la gente non pensa
più. O pensa senza pensare con la propria testa. Neanche per fare una somma o
una sottrazione, una moltiplicazione o una divisione. Che del resto non sa più
fare. Quand’ero bambina tutti sapevano fare le somme e le sottrazioni, le
moltiplicazioni e le divisioni. Tutti conoscevano la Tavola Pitagorica. Perfino
gli analfabeti. Nei negozi degli alimentari c’era una stadera che dava il peso
non il prezzo, così il bottegaio doveva calcolare con la propria testa il
prezzo del formaggio che pesava un etto e venticinque grammi. O del pesce che
pesava sei etti e trentanove grammi, o del pollo che pesava un chilo e
duecentosettanta grammi. E lo calcolava. Velocissimamente. Perfettamente. Infatti
se eri stupido non potevi gestire un negozio di ortolano o di pescivendolo o di
macellaio. Oggi chiunque può. Perfino l’incolto che oltre a foderarmi di pallottole
ignora chi fosse Giovanna d’Arco o Maria Stuarda o Maria Antonietta o Caterina
di Russia. Perché al posto della stadera ha la bilancia elettronica che pesa per
lui e che insieme al peso gli dà il prezzo. Negli altri mestieri, lo stesso. Quand’ero
bambina i fornelli a gas e i fornelli elettrici li avevano i ricchi e basta. Per
cuocere l’uovo, bollire l’acqua, dovevi usare il carbone cioè accendere il
fuoco. Dovevi anche tenere il carbone acceso con il soffietto. Oggi no. Giri la
manopola del fornello elettrico o del fornello a gas, e lui s’accende da solo. Senza
fiammifero. Rimane acceso da solo, e ciò sarebbe una gran conquista se il tempo
che risparmi tu lo impiegassi per pensare. Per ragionare su ciò che vedi, che
ascolti, che leggi, ad esempio. Per sfruttare il tuo cervello nel campo delle
idee, della coscienza, della morale. Per accorgerti che qualcosa di ciò che
vedi e ascolti e leggi non va, nasconde un inganno o un’impostura. Invece no. Non
lo fai perché …
Perché il cervello è un muscolo. E come ogni altro muscolo ha
bisogno d’esser tenuto in esercizio. A non tenerlo in esercizio impigrisce, si
intorpidisce. Si atrofizza come si atrofizzano le mie gambe quando per mesi e
mesi sto a questo tavolino, sempre a scrivere, sempre a studiare … E
atrofizzandosi diventa meno intelligente, anzi diventa stupido. Diventando stupido
perde la facoltà di ragionare, giudicare, e si consegna al pensiero altrui. Si affida
alle soluzioni già pronte, alle decisioni già prese, ai pensieri già elaborati
confezionati pronti all’uso. Alle ricette che, come le bilance elettroniche o i
fornelli a gas o i computer, l’indottrinamento gli somministra attraverso le
formule del Politically Correct. La formula del pacifismo. La formula dell’imperialismo.
La formula del pietismo, la formula del buonismo. La formula del razzismo, la
formula dell’ecumenismo. La formula anzi la ricetta del conformismo cioè della
viltà. Senza che lui se ne renda conto. Il fatto è che non può rendersene
conto. Quelle formule e quelle ricette sono veleni incolori, insapori, inodori:
polvere d’arsenico che ingerisce da troppo tempo. E niente è più indifeso
quindi più malleabile e manipolabile d’un cervello atrofizzato, d’un cervello
stupido, d’un cervello che non pensa o pensa coi cervelli altrui. Puoi ficcarci
tutto, lì dentro. Dal Credere-Obbedire-Combattere alla verginità di Maria. Puoi
fargli credere che Cristo era un profeta dell’Islam, che aveva nove mogli e
diciotto concubine, che predicava l’occhio per occhio e dente per dente, e che morì
a ottant’anni di raffreddore. Puoi convincerlo che Socrate era un siriano di
Damasco, Platone un iracheno di Bagdad, Copernico un egiziano del Cairo, Leonardo
da Vinci un marocchino di Rabat, e che tutti e quattro avevano studiato all’università
di Kabul. Puoi raccontargli che Bush è l’erede di Hitler e ogni sera legge il
Mein Kampf, che Sharon è così grasso perché mangia i bambini palestinesi in
salmì, che la cultura islamica è una cultura superiore, e che senza di essa l’Occidente
non esisterebbe. Puoi dargli a bere che il pluriculturalismo è l’imperativo
categorico di cui parlava Emanuele Kant, che nel Corano sta la nostra salvezza,
che le bandiere arcobaleno sono simbolo di pace e le persone come me simbolo di
guerra. Non essendo più capace di pensare con la propria testa, nemmeno per
accendere il fuoco o per calcolare che due più due fa quattro, quel cervello accetterà
ogni bugia o stoltezza senza reagire. La immagazzinerà e la risputerà col
medesimo automatismo con cui gira la manopola del gas o si cerca il pezzo del
pollo sulla bilancia automatica. Atrofizzato e basta? Dovrei dire lobotomizzato. La lobotomia è una castrazione mentale. Consiste nel recidere le vie nervose
che controllano i processi cerebrali … Chi subisce la lobotomia smette di
pensare ciò che potrebbe pensare, diventa docile strumento nelle mani di chi
pensa per lui. E se chi pensa per lui è a sua volta lobotomizzato, buonanotte
al secchio.””
(Oriana Fallaci, “La forza della ragione”, 2003)