lunedì 26 settembre 2016

La carta arrivò infine in Europa.

"" La carta, che dopo essere stata scoperta dai cinesi e adottata dagli arabi era stata lavorata con le mani e i piedi per un migliaio di anni o giù di lì, venne lavorata meccanicamente non appena raggiunse l'Europa medioevale nel XIII secolo ... Aveva viaggiato quasi per mezzo mondo, senza tuttavia mai incontrare una cultura o civiltà che avesse tentato di meccanizzarne la produzione.""

(Jean Gimpel, "The Medieval Machine", p. 14)

Gli occhiali. Un oggetto apparentemente così banale.



“” Gli occhiali. Un oggetto apparentemente così banale, una cosa talmente comune da sembrare quasi insignificante. Eppure l’invenzione degli occhiali (nel Medioevo, in Italia; ndr) allungò di oltre il doppio la vita lavorativa degli artigiani specializzati, specialmente quelli addetti a lavori di precisione: scrivani (fondamentali fino al momento dell’invenzione della stampa) e lettori, fabbricanti di utensili, tessitori, fabbri.

Il problema è biologico: attorno ai quarant’anni di età il cristallino dell’occhio umano tende a indurirsi, producendo una condizione simile alla presbiopia che impedisce all’occhio di focalizzare gli oggetti distanti. All’età di quarant’anni un artigiano medievale poteva ragionevolmente attendersi di vivere e lavorare per altri venti, i migliori della sua vita lavorativa … a patto però di vederci bene. L’invenzione degli occhiali risolse il problema.

Il luogo e l’epoca dell’invenzione del primo paio di occhiali sembrano noti. All’inizio, per leggere, si usavano cristalli e lenti di ingrandimento (lapide ad legendum). Il trucco consistette nel migliorarle, riducendone la distorsione, e nel montarne due assieme in modo da poterle inforcare sul naso, lasciando così le mani libere. Pare che ciò accadde per la prima volta a Pisa verso la fine del XIII secolo. (…)

Queste lenti convesse non erano ovviamente tutte uguali, né di grande qualità. La tecnica ottica medievale, tuttavia, per quanto primitiva, fu agevolata dalla natura del problema: le lenti per la correzione della presbiopia non richiedono una grandissima precisione. La loro funzione principale è quella di ingrandire, e sebbene alcune ingrandiscono più di altre, quasi tutte si rivelano grosso modo adatte allo scopo. (…).

Questo fu dunque l’inizio. Entro la metà del XV secolo l’Italia – Firenze e Venezia in particolare – produceva già migliaia di paia d’occhiali a lente concave o convesse, sia per miopi che per presbiti. (…) Gli occhiali permisero di eseguire lavori accurati e utilizzare strumenti di precisione. Ma è anche vero il contrario, e cioè che gli occhiali incoraggiarono l’invenzione di strumenti di precisione, aprendo così all’Europa prospettive del tutto nuove. (…). L’Europa detenne il monopolio della produzione delle lenti per tre o quattrocento anni. Gli occhiali in pratica raddoppiarono la forza lavoro specializzata, o anche più volendo considerare il valore dell’esperienza.””


(David Landes, “La ricchezza e la povertà delle nazioni”, pg. 58-59).

domenica 25 settembre 2016

Là dove ci sono i re, là si trovano i più grandi codardi.

"" Là dove ci sono i re, là si trovano i più grandi codardi. L'animo umano è infatti schiavizzato e si rifiuta di correre rischi prontamente e senza tema per accrescere il potere di qualcun altro. Ma l'uomo indipendente, che si assume rischi per conto proprio e non per conto altrui, è disposto e anela a gettarsi nel pericolo perchè sarà egli stesso a godersi il premio della vittoria.""

(Ippocrate, "Arie acque luoghi")

Pure e semplici macchine spremitrici.



“” Gli imperi aristocratici (o dispotici) erano di norma pure e semplici macchine spremitrici: ogni qual volta le élites volevano di più, non pensavano certo in termini di aumento della produttività (da dove mai sarebbe potuto saltar fuori?); si limitavano a spremere (e opprimere) ancora di più, riuscendo di solito a ricavare ancora un poco di succo. Talvolta sbagliavano i calcoli e spremevano troppo, il che poteva tradursi in fughe, tumulti e motivi di rivolta. Tale autocrazie, sebbene definite divine, non erano immortali. Per di più, solo le società che lasciavano spazio all’iniziativa, dal basso ancor più che dall’alto, potevano pensare in termini di crescita.””



(David Landes, “La ricchezza e la povertà delle nazioni”)

Un delitto di lèse-majesté.



“” L’esperienza della popolazione di Balkl (Asia centrale) è emblematica. Il loro sovrano era assente, impegnato a combattere gli indiani, allorché un popolo nomade che si trovava nelle vicinanze approfittò della sua assenza per impossessarsi della città. Gli abitanti opposero una strenua resistenza, ergendosi a difesa non solo delle proprie case e famiglie ma anche quelle del re assente. Alla fine, tuttavia, vennero sconfitti. Tornato in patria, il sovrano riconquistò la città, e venuto a sapere del coraggio esibito dai propri sudditi, li rimproverò aspramente. La guerra, sentenziò, non era affare loro; il loro unico dovere era quello di pagare e obbedire chiunque li governasse. I capi della popolazione si scusarono profusamente e promisero che non si sarebbero mai più macchiati di un tale delitto di lèse-majesté.””


(Michael Cook, “Islam: A Comment”, cit. in “La ricchezza e la povertà delle nazioni”, David Landes)

lunedì 19 settembre 2016

Bisanzio la nuova Roma; Roma è sempre Roma...



“” Il 6 agosto 1354 il bailo, ambasciatore veneziano a Costantinopoli, aveva informato il doge Andrea Dandolo che i Bizantini, minacciati dai Turchi e dai Genovesi, erano pronti a sottomettersi a qualunque potenza: a Venezia, al sovrano serbo, o anche al re d’Ungheria. E il 4 aprile del 1355 Marino Faliero consigliò che la repubblica annettesse semplicemente l’impero, altrimenti, data la situazione miserevole in cui si trovava, sarebbe caduto vittima dei Turchi. Non era un segreto che Bisanzio si trovava alla vigilia del crollo, e sembrava che l’unico problema consistesse nel decidere se i resti dell’impero dovessero toccare ai Turchi oppure ad una potenza cristiana.””



"Storia dell’impero bizantino", Georg Ostrogorsky

domenica 4 settembre 2016

La struttura economica e sociale del’impero subisce una trasformazione radicale.



“”La morte di Basilio II (1025) segna una svolta nella storia bizantina (…). Lo sgretolamento delle proprietà dei contadini e dei soldati procede a passi di gigante e porta alla decadenza della forza militare e del sistema tributario dello Stato bizantino. La struttura economica e sociale del’impero subisce una trasformazione radicale. Il potere imperiale di Bisanzio rinuncia non solo alla lotta contro l’aristocrazia feudale, ma diventa esso stesso il rappresentante di questa classe sempre più forte. L’aristocrazia fondiaria ha vinto la partita e ci si domanda solo quale parte di questo settore conquisterà il predominio: l’aristocrazia burocratica o quella militare. La storia bizantina dei prossimi decenni, che a prima vista non sembra altro che un susseguirsi di intrighi di palazzo, è determinata dalla lotta tra le potenze concorrenti della nobiltà civile della capitale e della nobiltà militare della provincia. All’inizio è la seconda (che in sé era più forte, ma che era stata indebolita da Basilio II) ad avere la peggio e l’aristocrazia civile della capitale prende il sopravvento. Il suo dominio caratterizza l’inizio della nuova epoca. I numerosi intrighi di palazzo non sono che una manifestazione secondaria di questo regime; i suoi effetti più importanti sono da una parte la fioritura culturale della capitale, dall’altra la decadenza della potenza militare dell’impero. (…) Il tributo addizionale per gli appezzamenti contadini abbandonati, che Basilio II aveva imposto ai “potenti”, venne abolito sotto la pressione dei grandi proprietari terrieri. In questo modo il vecchio sistema del tributo addizionale, che prima (…) rappresentava un elemento basilare del sistema tributario bizantino, scompare per sempre. I contadini non erano più in grado di pagare il tributo addizionale, i “potenti” non volevano pagarlo e l’imperatore Romano III, egli stesso un tipico rappresentante dei “potenti”, non poteva opporsi alla volontà dell’aristocrazia terriera. Le più antiche leggi, che proibivano ai “potenti” l’acquisto dei beni dei contadini e degli stratioti, non vennero ufficialmente revocate, e dei giudici scrupolosi continuavano anche in questo periodo a considerarle come diritto vigente. Ma bastava già il fatto che la lunga serie di leggi per la protezione della piccola proprietà contadina si fosse interrotta con la morte di Basilio II. Infatti perfino le prescrizioni governative del secolo X, nonostante la loro severità, non erano riuscite a impedire l’acquisto dei terreni dei contadini e dei soldati; tanto più ora, con l’atteggiamento di benevola neutralità del governo, la forza di espansione della grande proprietà fondiaria poteva svilupparsi liberamente. I “potenti” avevano partita vinta su tutta la linea, sia dal punto di vista politico che da quello economico. La diga che il potere centrale aveva opposto alla fame di terra della nobiltà, da Romano I fino a Basilio II, era stata infranta. Il disgregamento della libera piccola proprietà procedeva ormai senza ostacoli. La grande proprietà assorbì i beni dei contadini e dei soldati e fece servi i suoi ex proprietari. Veniva così scardinato il sistema su cui si basava la potenza dello Stato bizantino fin dal suo rinnovamento nel secolo VII: la forza militare e tributaria del paese decadde e il conseguente impoverimento trascinò sempre più in basso la potenza militare dello Stato.””


Capitolo “Il dominio dell’aristocrazia burocratica della capitale (1025-1081)", in "Storia dell’impero bizantino", Georg Ostrogorsky