“” Il
presidente americano Harry S. Truman aveva passato i suoi primi otto mesi alla
Casa Bianca cercando di capire come trattare con i sovietici. (…) Adesso era
risoluto a seguire una linea di condotta chiara. All’inizio di gennaio 1946,
scrisse al suo segretario di Stato, James Byrnes:
“” I russi sono
stati una seccatura fin da Potsdam. L’attuale presenza di truppe russe in Iran
e il fatto che la Russia fomenti la ribellione laggiù (…) è un oltraggio, se
mai ne ho visto uno. Non c’è alcun dubbio (…) che la Russia abbia intenzione di
invadere la Turchia e impadronirsi degli stretti che collegano il Mar Nero a
Mediterraneo (…) A meno che la Russia non venga affrontata con il pugno di
ferro e un linguaggio risoluto, si sta preparando un’altra guerra. L’unica
lingua che capiscono è: “quante divisione avete?”. Penso che non dovremmo più
scendere a compromessi (…) Sono stanco di coccolare i sovietici “.
Erano bastati
meno di sei mesi perché gli Alleati nel più devastante conflitto della storia diventassero
nemici, e tali sarebbero rimasti per i quarant’anni a venire.””
(Victor Sebestyen, “1946. La guerra in
tempo di pace”, pg. 31-32)
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