Questo articolo è stato pubblicato su Econopoly de IlSole24ore il 6 ottobre 2018.
L’Occidente per lunghi secoli ha dominato il mondo grazie a Ragione, Illuminismo, Rivoluzione Industriale, Libertà e Tecnologia, che si sono tradotti in una Economia superiore e nella creazione di Ricchezza; ora, tutto questo sembra arrancare, arretrare, mostrare segni evidenti di declino.
L’Occidente per lunghi secoli ha dominato il mondo grazie a Ragione, Illuminismo, Rivoluzione Industriale, Libertà e Tecnologia, che si sono tradotti in una Economia superiore e nella creazione di Ricchezza; ora, tutto questo sembra arrancare, arretrare, mostrare segni evidenti di declino.
Le cause sono
generalmente indicate in fenomeni come rallentamento economico, esaurirsi della
spinta a creare, innovare, mettersi in gioco, appagamento, auto-compiacimento.
A questi ed altri fenomeni ci permettiamo di aggiungere 3 fenomeni “sociali”
che, presenti in tutto l’Occidente, sono più evidenti nella vecchia Europa ed
in particolare in Italia: perdita del concetto di Responsabilità; scomparsa
del Sinallagma, che è la reciprocità del comportamento fra le parti, in un
rapporto individuale e collettivo; il crescere a dismisura delle Aspettative,
ben oltre le competenze dei cittadini e le opportunità esistenti.
Vediamo di
declinarli in dettaglio.
Abbiamo perso il senso della Responsabilità a livello personale e collettivo; e questo è un fenomeno
osservabile nella vita quotidiana: genitori, insegnanti, presidi, professionisti,
manager, amministratori pubblici hanno progressivamente abdicato ai loro Doveri, allontanando il peso delle
decisioni, siano esse importanti o secondarie, dalle proprie spalle, passando
la “patata bollente” a qualcun altro, salvo che questo qualcun altro non si
trova mai.
Non c’è più nessuno che si senta responsabile per un atto,
un’azione, un’omissione, un errore; e se non si trova un responsabile, la
convivenza diventa qualcosa di indecifrabile, avendo perso i punti di
riferimento cui guardare.
Si “scarica” tutto sulla società, divenuta ad un
tempo causa e soggetto di ogni nefandezza che assorbe ed ingloba, invece, le
manchevolezze individuali.
L’Io soggetto responsabile è divenuto un Io oggetto
incolpevole, ignaro, inconsapevole.
Assumersi delle responsabilità è divenuta
quel “qualcosa in più” che non rientra nell’armamentario dell’individuo; la
de-responsabilizzazione individuale è divenuta la normalità, ormai quasi
giustificata dal nuovo “senso comune” che ha conquistato la sfera privata come
quella pubblica.
Come se questa perdita del senso del Dovere e della
Responsabilità, individuale e collettiva, non fosse sufficientemente grave, è
caduto un altro fondamento della convivenza civile, quello che noi abbiamo
chiamato “Sinallagma”, un termine
tecnico giuridico che significa “Nesso di Reciprocità” per
cui una parte assume l'obbligazione di eseguire una prestazione
(di dare o di fare) in favore delle altre parti esclusivamente in quanto tali
parti a loro volta assumono l'obbligazione di eseguire una prestazione a favore dell’altra parte; questo nesso è
caduto: ci sentiamo esentati, ogni giorno di più, dall’eseguire quello che ci
siamo impegnati a fare, così minando la reciproca aspettativa che l’altro o gli
altri (in famiglia, sul lavoro, nella vita quotidiana, nei confronti
dell’autorità e delle sue norme) ragionevolmente si aspettavano.
L’insieme della perdita dei concetti di Responsabilità e
Reciprocità ha avuto un effetto negativo e deleterio sulla nostra convivenza,
portandoci a considerare opera di altri, sempre e comunque, le ”cose brutte”
che accadono nella nostra società; ci esimono dal fare esami di coscienza, quindi
liberandoci dal prendere atto che anche noi siamo “responsabili”, “abbiamo
mancato ai nostri doveri”, “non abbiamo fatto quello che avevamo promesso e per
cui ci eravamo impegnati”.
Se questo quadro non fosse abbastanza cupo e denso di presagi
negativi, ecco che un terzo fenomeno entra in campo, apportando il caos dove
già il disordine era ormai ben alloggiato: il nostro oggi ci impone di
aumentare a dismisura le Aspettative:
chiedere, esigere, perseguire, pretendere sempre di più (di che cosa è poi semplice
e difficile, ad un tempo, dire: si tratti di un nuovo lavoro, carriera, salute,
ricchezza, un partner più attraente, un bisogno ancora non catalogato nella
“piramide di Maslow”…); e queste pretese sono basate sempre più spesso su
competenze assenti o comunque inferiori a quelle che pensiamo di possedere, in
un gioco delle parti dove ci sentiamo tutti bravi come Cristiano Ronaldo o Federer,
facendo riferimento a sport come il calcio od il tennis, senza renderci conto
che non possediamo i rudimenti per aspirare a tali vette (riservate, peraltro,
a pochi).
Non abbiamo sviluppato a sufficienza competenze nei campi più diversi
ed importanti, non abbiamo studiato abbastanza con impegno sudore e costanza,
ma questo non ci esime dal ritenerci “predestinati”, meritevoli del successo.
Le nostre aspettative, individuali e collettive, sono troppe elevate. Quando
infine leghiamo i fili logori di de-responsabilizzazione, perdita del nesso di
reciprocità, aspettative insostenibili, guardandoci allo specchio, l’immagine
che vi appare non viene riconosciuta.
Il dramma della esistenza, individuale e
collettiva, del tempo presente non può che portarci a riflettere su che cosa
sia importante per ritornare ad una convivenza sociale soddisfacente, ricca di
stimoli, comprensiva delle debolezze e degli errori, onesta nel riconoscere i
nostri limiti; dobbiamo ritornare ad essere responsabili, a tener fede agli
impegni presi, a calibrare le nostre aspettative: questo è un passo
fondamentale per un “ritorno alla civiltà”,
perché così come siamo montati, barbari siamo tornati.
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