Economisti, giornalisti, addetti ai lavori, professori, neofiti
e “bloggers” (loro sì che sanno …) pontificano,
giudicano, si accusano reciprocamente lanciandosi strali e “fatwa” quando
discutono di valori rappresentativi della ricchezza come il “PIL, prodotto
interno lordo” e delle passività come il “Debito pubblico”; peraltro, osservano
in particolare il Debito in una dimensione statica (“quanto è oggi il debito
pubblico italiano?”) tralasciando, come se fosse un indesiderato ospite a
tavola, la sua dimensione dinamica: in altri termini, si rifiutano
pervicacemente di rispondere alla domanda ben più rilevante per chi “quel
debito” deve valutare se sottoscrivere o vendere: “quale sarà il debito fra X anni?”.
Il Fondo Monetario
Internazionale (per molti assurto a pericolosa Spectre, intenta a dominare il
mondo grazie ai suoi infingardi “complotti”) ha tentato di fare una analisi
della dinamica attesa di 31 paesi nel mondo (inclusi i principali paesi
sviluppati, e molti in via di sviluppo), riassunta in un documento del World
Economic Forum datato 11 ottobre 2018 (“Most
government have no idea how much they own”). Premessa numero 1: il “metro”
adottato è lo stesso per tutti i paesi, per cui non iniziamo a fare i soliti
distinguo, sport atavico nazionale (“ma se prendiamo in considerazione le
attività dei privati, i numeri cambiano… no! Non dite stupidaggini”); premessa
numero 2: il calcolo include sia attività
finanziarie (investimenti azionari in imprese pubbliche, oro, disponibilità
liquide) che non finanziarie
(immobili, terreni, risorse naturali come minerali ed energetici) dei singoli
settori pubblici (lo “stato”, con esclusione, quindi di quanto detenuto dal
settore privato, famiglie ed imprese), e passività
dello stato (debito pubblico, passività future come impegni per coperture
pensionistiche pubbliche, nel caso italiano INPS, e sanitarie pubbliche,
calcolate sino a tutto il 2050), che chi fosse interessato a conoscere in
dettaglio troverà nell’ “Annex Table 1.2.1” del documento citato, e poi classificando
i paesi dal “meno virtuoso” a quello “più virtuoso” calcolando il “Patrimonio Netto dello stato” (differenza
fra gli attivi sopra indicati e le passività, attuali e prospettiche, sino al
2050). I dati sono riferiti all’anno 2016. Si parla di “stato” e non di
privati, sia ripetuto ad abundantiam (“conosciamo i nostri polli…”).
Esaudiamo subito la curiosità del lettore, presentando la
Tabella riassuntiva dell’esercizio fatto, che conferma quanto i più avveduti
fra i lettori hanno già compreso, e da tempo.
L’Italia si colloca al terzo posto in questa speciale
classifica dei “cattivi”, preceduta solo da Barbados e Grecia, e tallonata dal
Belgio; tutti questi 4 paesi hanno un patrimonio netto negativo che rappresenta
oltre il 100% del PIL 2016; per l’esattezza, il patrimonio netto per l’Italia è negativo, e pari al 207,5 % del PIL
2016 (in termini finanziari, il “net present value” delle passività attuali
e future, al 2050).
Al quinto posto di questa “classifica dei cattivi” si
posiziona il Gambia, seguito da Gran Bretagna, Portogallo, Spagna e Brasile.
Vediamo in dettaglio i dati che IMF/WEF ha elaborato per il
nostro paese (ripetiamo, facendo riferimento alle attività, incluse le
partecipazioni azionarie in società nazionali, ed alle passività attuali e
potenziali future, il tutto avendo come riferimento temporale ultimo l’anno
2050, e partendo dal dato del PIL 2016 pari a 1.680,5 miliardi di euro).
in % PIL
|
in mld Euro
|
|
Passività Lorde
|
132,0
|
2218,3
|
Attività
|
12,5
|
210,1
|
Passività Nette
|
119,5
|
2008,2
|
Debito pensionistico pubblico 2015-2050
|
47,2
|
793,2
|
Passività Servizio Sanitario pubblico
2015-2050
|
40,8
|
685,6
|
Passività Nette + Debito Pens. e
Sanitario
|
207,5
|
3487,0
|
Il debito pensionistico è stato calcolato da IMF/WEF sulla
base della normativa in essere a fine 2016, quindi tenendo conto della
continuità della “legge Fornero” con la previsione di un’età pensionistica a 67
anni, come regola generale; risulta quindi evidente che la modifica (introdotta
con il DEF 2019 dal governo in carica) che prevede una minore età pensionabile
(la “quota 100”) andrebbe ad incidere sul valore futuro del debito
pensionistico pubblico al 2050, peggiorandolo.
Il quadro che emerge
– per chi non crede ai complotti perpetrati ai danni ed alle spalle del paese,
ormai mitizzati sino a renderli “ipso facto” … -- è di notevole preoccupazione: il patrimonio netto pubblico dello stato
italiano è negativo, pari a 3.487 miliardi di euro, il 207,5 % del PIL 2016;
lasciamo ai demiurghi, ai novelli sfasciacarrozze, ai cantastorie, ai giullari
di corte indicare come si possa mettere in carreggiata la bagnarola che decenni
di “malagestio” hanno mantenuto sulla rotta di collisione con l’iceberg del
default. Ultimo avviso: non è l’iceberg che deve cambiare rotta e direzione.
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