Questo articolo è stato pubblicato su Econopoly de IlSole24ore venerdì 2 agosto 2019.
Non ci sono solo le procedure concorsuali previste dalla
Legge Fallimentare (piani di risanamento e ristrutturazione, fallimento,
liquidazione) per le imprese in crisi: non facendosi mancare nulla, la
normativa italiana ha previsto nel 1999 con la legge Prodi-bis la procedura
di amministrazione straordinaria per le imprese con almeno 200
dipendenti, amministrazione straordinaria modificata ed allargata alle imprese
con almeno 500 dipendenti nel 2003 (in occasione del dissesto Parmalat) con la legge
Marzano.
Una rete di protezione ad ampio raggio, avente
l’encomiabile obiettivo di salvare imprese e posti di lavoro, ripagare i debiti
verso i fornitori, insomma rimettere insieme i cocci rotti.
Ad oggi, le procedure aperte con la Prodi-bis sono 101;
quelle ex Marzano 28. Alcune procedure durano pochi anni (come fu per Parmalat,
risanata in 2 anni), altre molti anni, con casi eclatanti: Bongioanni è
“aperta” ed in Prodi-bis dal marzo 2000, Cirio, Giacomelli e Tecnosistemi dal
2003, Minerva airlines, Arquati ed Olcese dal 2004, Parmatour dal 2005. In un
caso (Alitalia) sono ben 2 le imprese finite in Marzano: potenza dello
strumento o potere degli “stakeholders” e degli interessi in gioco?
I soggetti chiamati, di volta in volta, a “risanare” le
imprese in amministrazione straordinaria sono i commissari, nominati
discrezionalmente dal MISE sino al 21016, successivamente selezionati
attraverso un bando pubblico, il vaglio di una commissione ed infine scelti dal
MISE, e dal 2018 scelti per sorteggio. Per la maggior parte, essi sono avvocati,
professori universitari, commercialisti, e raramente managers: particolare
significativo, poiché trattandosi di imprese, questi ultimi dovrebbero essere i
primi ad essere chiamati per “risanare”; ma i quesiti irrisolti sono solo
all’inizio di questa storia.
Sicuramente devono essere bravi e simpatici, almeno agli
occhi del ministero e dei suoi funzionari: devono infatti essere rapidi nel
candidarsi, come è stato nel caso di Mercatone Uno dove il bando datato 12
giugno scadeva nel pomeriggio del 14 giugno, o di Stefanel con bando emesso il
24 giugno e scadenza (sabato e domenica nel mezzo) il 27 giugno. Insomma,
domanda, esame e selezione a tempo di record. E poi si dice che nei ministeri
non si lavora …
Ricordiamo il numero delle imprese in Prodi-bis: 101, ed in
Marzano: 28. Ebbene, i commissari che seguono i casi ex Prodi-bis sono 111, di
cui 41 con più incarichi; e 48 per le 28 imprese ex-Marzano, di cui 10 con più
incarichi. Fra i commissari con più incarichi, 1 ne ha 6, 2 ne hanno 5, 5 ne
hanno 4.
Trattandosi di impegni non banali, la domanda sorge
spontanea: ma quanto tempo i commissari, stimati e premiati professionisti,
possono dedicare alle società in crisi? Come è possibile dividere il
proprio tempo fra attività professionale e 5 o 6 incarichi commissariali?
Lavorano di notte, a Natale e Ferragosto?
Abbiamo visto che le procedure possono durare anni, molti;
nel frattempo, che cosa succede alle imprese, ai suoi dipendenti, ai suoi
fornitori? Accanto a casi in cui le imprese ritrovano la rotta giusta in
breve tempo, ripagando i debiti verso fornitori e mantenendo, almeno in parte,
i livelli occupazionali, si hanno molti casi in cui i debiti non si ripagano,
ma anzi crescono e si accumulano. Strano, poiché l’obiettivo fissato dalle
leggi Prodi-bis e Marzano è chiaro: risanare e restituire al mercato.
Meno strano, ove si osservi come vengono pagati i commissari,
con parcelle spesso milionarie: queste vengono calcolate sul valore del passivo
e dell’attivo aziendale. Grande passivo, grande parcella. In un caso recente
(la prima messa in Marzano di MercatoneUno), il compenso liquidabile ai 3
commissari ammonta a 7,2 milioni di euro.
Alcune domande finali ci sembrano quindi d’obbligo:
- ma le amministrazioni straordinarie sono utili al
mercato o solo ai professionisti beneficiari di laute parcelle?
- Ed inoltre, sarebbe auspicabile mettere un limite
temporale alle procedure e fissare un diverso criterio per remunerare
l’attività dei commissari, limitando inoltre il numero degli incarichi a quanto
effettivamente sostenibile, in termini di impegno e di tempo, dai
professionisti incaricati?
- Ha un senso limitare la scelta dei commissari ad un numero
ristretto (oggi, circa 150) di persone?
- In termini più ampi, ha significato estendere procedure
straordinarie ad imprese sulla base del numero dei dipendenti rispetto alla
eventuale “importanza sistemica” dell’impresa in crisi?
Occorrerebbe riaprire il dibattito e formulare un piano
complessivo, lontano da logiche “di potere” ed “amicali” come quelle sinora
adottate, sotto ogni tipologia e stagione di governo. Ma è agosto, fa caldo, i
politici sono al mare ad abbronzarsi su spiagge riservate, e chissà quanti
altri pensieri avranno per la mente, confidando di arrivare, oltre che alla
fine dell’estate, anche alla fine della legislatura.
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