“” .. due erano stati, alla fin de’ conti, i frutti
principali della sommossa: guasto e perdita effettiva di viveri, nella sommossa
medesima; consumo, fin che durò la tariffa, largo, spensierato, senza misura, a
spese di quel poco grano che pur doveva bastare fino alla nuova raccolta. (…) A
ogni passo, botteghe chiuse; le fabbriche in gran parte deserte; le strade, un
indicibile spettacolo, un corso incessante di miserie, un soggiorno perpetuo di
patimenti. Gli accattoni di mestiere, diventati ora il minor numero, confusi e
perduti in una nuova moltitudine, ridotti a litigar l’elemosina con quelli
talvolta da cui in altri giorni l’avevan ricevuta. Garzoni e giovani licenziati
da padroni di bottega, che, scemato o mancato affatto il guadagno giornaliero,
vivevano stentatamente degli avanzi e del capitale; de’ padroni stessi, per cui
il cessar delle faccende era stato fallimento e rovina; operai, e anche maestri
d’ogni manifattura e d’ogni arte, delle più comuni come delle più raffinate,
delle più necessarie come di quelle di lusso, vaganti di porta in porta, di
strada in istrada, appoggiati alle cantonate, accovacciati sulle lastre, lungo
le case e le chiese, chiedendo pietosamente l’elemosina, o esitanti tra il
bisogno e una vergogna non ancora domata, smunti, spossati, rabbrividiti dal
freddo e dalla fame ne’ panni logori e scarsi, ma che in molti serbavano ancora
i segni d’una antica agiatezza; come nell’inerzia e nell’avvilimento, compariva
non so quale indizio d’abitudini operose e franche. Mescolati tra la
deplorabile turba, e non piccola parte di essa, servitori licenziati da padroni
caduti allora dalla mediocrità nella strettezza, o che quantunque
facoltosissimi si trovavano inabili, in una tale annata, a mantenere quella
solita pompa di seguito. E a tutti questi diversi indigenti s’aggiunga un
numero d’altri, avvezzi in parte a vivere del guadagno di essi: bambini, donne,
vecchi, aggruppati co’ loro antichi sostenitori, o dispersi in altre parti all’accatto.
“”
(A. Manzoni, I Promessi Sposi, Cap. XXVIII)
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