Un estratto di questo articolo è stato pubblicato nella rubrica #IlGraffio su AdviseOnlyBlog in data 2.5.2016.
Entro il 15 giugno 2016 le
BCC dovranno fare una scelta cruciale per il loro futuro: le BCC con un
patrimonio superiore ai 200 milioni di euro potranno avvalersi della “way-out”
che consiste nell’istanza a Banca di Italia di voler procedere al conferimento
della loro attività bancaria ad una SpA controllata dalle banche conferenti
(opzione concessa anche a BCC di dimensioni inferiori che volessero aggregarsi
con una BCC di maggiori dimensioni); oppure, accettare la adesione ad una nuova
struttura, prevedibilmente una holding, ed in questo caso gli indizi sembrano
puntare sull’utilizzo di Iccrea Holding, una banca di secondo livello
partecipata al 90% dalle BCC stesse. I tempi sono stretti, ma i nodi da
risolvere sono tanti ed intricati.
Le BCC in Italia sono
tante: 390 (47 nella provincia di Bolzano, 41 in quella di Trento, 41 in Friuli
Venezia Giulia, e poi 37 in Lombardia e via via sino alle 9 di Piemonte e
Calabria); poche (12) hanno un patrimonio superiore alla soglia di 200 milioni
per poter continuare in modo autonomo (fra queste, la BCC di Roma che ha un
patrimonio di 700 milioni, la Banca d’Alba che è seconda per patrimonio, alcune
BCC emiliane e lombarde).
Dinanzi al bivio, che
fare?
Innanzi tutto, non è
ancora chiaro e deciso quale struttura
e/o veicolo farà da holding di sistema, anche se Iccrea
Holding sembra il veicolo prescelto.
Se così fosse, sarebbe da
rivedere sia l’assetto partecipativo
poiché è possibile che le BCC che oggi hanno un peso rilevante nell’azionariato
di Iccrea Holding vogliano uscirne, avendo molte di esse (le 12 sopra
menzionate) un patrimonio superiore ai 200 milioni che consente loro di
navigare in modo autonomo, senza doversi aggregare con altre BCC; in tal caso,
un destino diverso avrebbe la holding, che perderebbe i “pesi massimi”, ed
aggregherebbe i “pesi medi e piccoli”.
A seguire, andrebbe
rivisto il sistema di governo aziendale,
la c.d. “governance”.
Ma altri punti sono ancora
da definire, per un settore che ha avuto indubbi problemi (ed AdviseOnly ne ha
diffusamente scritto nel recente passato) e che “deve” trovare una nuova
“missione”.
Ne elenchiamo alcuni:
1. operatività territoriale: oggi, le BCC operano su aree geografiche
limitate al localismo, sia per la raccolta che per gli impieghi alla clientela;
un diverso assetto organizzativo (quanto accadrebbe con la creazione di una
holding “di sistema BCC”) come potrà definire ed affrontare la presenza su aree
geografiche diverse, spesso con caratteristiche economiche (settori e distretti
industriali, specializzazioni, …) molto diverse?
2. erogazione del credito: oggi, le BCC erogano credito a realtà
spesso piccole, a proprietà familiare, talora micro-imprese, tenendo conto di
criteri di valutazione del merito di credito facendo riferimento a rapporti fra
fido concesso e patrimonio della banca che limitano (o dovrebbero limitare)
l’esposizione e quindi la concentrazione del rischio; in uno scenario ove vi
fosse una holding di sistema adeguatamente patrimonializzata, questi criteri
verrebbero superati, consentendo la concessione di fidi anche a realtà
imprenditoriali di maggiori dimensioni (“corporate”)? In caso affermativo,
verrebbe “snaturata” la natura (sinora) cooperativistica delle BCC (e questa
osservazione viene fatta senza entrare nel merito se tale natura sia buona o
meno buona, da superare o mantenere);
3. competenze di valutazione del credito: valutare il merito di
credito di una PMI è attività assai diversa dal valutare il merito di una
impresa grande, con attività diversificate, spesso con una struttura di partecipazioni
diversificate per attività e geografia; immaginare che con un “colpo di
bacchetta magica” le competenze cambino e si adattino ad un nuovo scenario è
impresa affascinante, ma assai complessa e dall’esito incerto.
Sottoporsi ad un
intervento di chirurgia plastica è spesso affascinante per chi abbia perso, col
tempo, la bellezza e la forma; ma spesso il risultato finale non soddisfa chi
ad esso si sottopone, oltre all’occhio degli altri. Temiamo che (anche) in
questo caso mettere mano ad una riforma senza aver chiarito le conseguenze
operative e strutturali porterà ad una “incompiuta” con danno per la clientela
attuale; ma che attendersi dal “diavolo che fa le pentole, ma non i coperchi”?.
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