“” I latifondisti e i funzionari formavano una casta. Come la
naturale aspirazione del funzionario ben piazzato era quella di procurarsi un
terreno nella provincia, così il ricco proprietario terriero aveva la costante
ambizione di entrare nella casta dei funzionari e – sia procurandosi un posto
di funzionario, sia un semplice titolo burocratico – di assicurarsi la
necessaria posizione sociale e i necessari rapporti sociali. Di regole il “potente”
era allo stesso tempo latifondista e funzionario. Alla volontà del potere
centrale si opponeva l’ostinata decisione degli elementi economicamente più
forti e socialmente più prestigiosi. Coloro dai quali dipendeva la pratica
applicazione delle disposizioni imperiali avevano ogni interesse a sabotarle.
Tuttavia
anche gli stessi piccoli proprietari, che il governo imperiale intendeva
difendere contro la cupidigia dei potenti, si opponevano spesso alle sue
intenzioni. L’eccessivo peso fiscale provocò un’ondata di movimenti in favore
del patrocinio. I contadini economicamente rovinati rinunciavano alla loro
dolorosa libertà e si ponevano sotto il patrocinio di un potente signore che
prometteva loro un alleggerimento dei loro duri obblighi e oneri. Così si
spiega il fatto che non pochi contadini non solo vendevano i loro terreni ai
potenti ma, come vediamo dalle leggi imperiali, li regalavano talvolta; il che
non significava altro se non che essi diventavano volontariamente dipendenti
del proprietario fondiario, per poter così sfuggire alla miseria e all’insicurezza
e trovate protezione contro le eccessive richieste tributarie dello Stato e
soprattutto contro le estorsioni degli esattori delle tasse. In realtà il
potere centrale non si faceva garante del diritto e dell’indipendenza dei
piccoli proprietari, come cercavano di dimostrare le novelle imperiali. Esso difendeva
il suo proprio diritto alle imposte e prestazioni della piccola proprietà, che
la nobiltà dei latifondisti cercava di disputargli. La gravità della crisi
consisteva nel fatto che l’aristocrazia feudale rinvigorita, aumentando le sue
proprietà terriere ed il numero dei suoi “protetti”, cercava di sottrarre allo
Stato i suoi contadini e soldati. La lotta tra il potere centrale e la potenza
feudale non si accentrava soltanto sui possessi dei contadini e degli
stratioti, ma anche e soprattutto intorno a quei piccoli proprietari che ad
entrambe le parti interessavano in modo particolare.””
Capitolo “L’eta d’oro dell’impero bizantino (843-1025)", in
"Storia dell’impero bizantino", Georg Ostrogorsky
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