“”La morte di Basilio II (1025) segna una svolta nella
storia bizantina (…). Lo sgretolamento delle proprietà dei contadini e dei
soldati procede a passi di gigante e porta alla decadenza della forza militare
e del sistema tributario dello Stato bizantino. La struttura economica e
sociale del’impero subisce una trasformazione radicale. Il potere imperiale di
Bisanzio rinuncia non solo alla lotta contro l’aristocrazia feudale, ma diventa
esso stesso il rappresentante di questa classe sempre più forte. L’aristocrazia
fondiaria ha vinto la partita e ci si domanda solo quale parte di questo
settore conquisterà il predominio: l’aristocrazia burocratica o quella
militare. La storia bizantina dei prossimi decenni, che a prima vista non
sembra altro che un susseguirsi di intrighi di palazzo, è determinata dalla
lotta tra le potenze concorrenti della nobiltà civile della capitale e della
nobiltà militare della provincia. All’inizio è la seconda (che in sé era più
forte, ma che era stata indebolita da Basilio II) ad avere la peggio e l’aristocrazia
civile della capitale prende il sopravvento. Il suo dominio caratterizza l’inizio
della nuova epoca. I numerosi intrighi di palazzo non sono che una
manifestazione secondaria di questo regime; i suoi effetti più importanti sono
da una parte la fioritura culturale della capitale, dall’altra la decadenza
della potenza militare dell’impero. (…) Il tributo addizionale per gli appezzamenti
contadini abbandonati, che Basilio II aveva imposto ai “potenti”, venne abolito
sotto la pressione dei grandi proprietari terrieri. In questo modo il vecchio
sistema del tributo addizionale, che prima (…) rappresentava un elemento basilare
del sistema tributario bizantino, scompare per sempre. I contadini non erano
più in grado di pagare il tributo addizionale, i “potenti” non volevano pagarlo
e l’imperatore Romano III, egli stesso un tipico rappresentante dei “potenti”,
non poteva opporsi alla volontà dell’aristocrazia terriera. Le più antiche
leggi, che proibivano ai “potenti” l’acquisto dei beni dei contadini e degli
stratioti, non vennero ufficialmente revocate, e dei giudici scrupolosi
continuavano anche in questo periodo a considerarle come diritto vigente. Ma bastava
già il fatto che la lunga serie di leggi per la protezione della piccola
proprietà contadina si fosse interrotta con la morte di Basilio II. Infatti perfino
le prescrizioni governative del secolo X, nonostante la loro severità, non
erano riuscite a impedire l’acquisto dei terreni dei contadini e dei soldati;
tanto più ora, con l’atteggiamento di benevola neutralità del governo, la forza
di espansione della grande proprietà fondiaria poteva svilupparsi liberamente. I
“potenti” avevano partita vinta su tutta la linea, sia dal punto di vista
politico che da quello economico. La diga che il potere centrale aveva opposto
alla fame di terra della nobiltà, da Romano I fino a Basilio II, era stata
infranta. Il disgregamento della libera piccola proprietà procedeva ormai senza
ostacoli. La grande proprietà assorbì i beni dei contadini e dei soldati e fece
servi i suoi ex proprietari. Veniva così scardinato il sistema su cui si basava
la potenza dello Stato bizantino fin dal suo rinnovamento nel secolo VII: la
forza militare e tributaria del paese decadde e il conseguente impoverimento
trascinò sempre più in basso la potenza militare dello Stato.””
Capitolo “Il dominio dell’aristocrazia burocratica della
capitale (1025-1081)", in "Storia dell’impero bizantino", Georg Ostrogorsky
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