“” (…) l’esilio richiede disciplina e coerenza. Virtù nelle
quali sono stata educata da due genitori coi fiocchi: un babbo che aveva la
forza d’un Muzio Scevola, una mamma che sembrava la Madre de’ Gracchi, e ai cui
occhi la severità era un antibiotico contro la cialtroneria. E per disciplina,
per coerenza, in questi anni son rimasta zitta come un lupo sdegnoso. Un vecchio
lupo che si consuma nel desiderio d’azzannare le pecore, sbranare i conigli,
eppure riesce a controllarsi. Ma vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere
diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida
morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre. Così,
diciotto giorni dopo l’Apocalisse di New York, ruppi il silenzio col lunghissimo
articolo che apparve su un giornale italiano poi su alcuni giornali stranieri. Ed
ora interrompo (non rompo: interrompo) l’esilio con questo piccolo libro che
raddoppia il testo dell’articolo. “”
(Oriana Fallaci, dalla prefazione “Ai Lettori” di “La rabbia
e l’orgoglio”, 2001).
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