lunedì 29 agosto 2016

Annona, iugum e caput.



“” Grazie alle riforme di Diocleziano e Costantino la struttura dello Stato (romano) sembrava riordinata e la sua autorità rafforzata. Ma le grandi masse della popolazione si trovavano nella stessa miseria di prima. I coloni – che rappresentavano la grande maggioranza della popolazione contadina e che erano la forza principale nel processo produttivo del tardo impero romano – cadono sempre più al rango di servi della gleba. La riforma tributaria di Diocleziano non fa che aggravare e accelerare questo processo. Il vecchio tributo in denaro non aveva più nessun valore in conseguenza della svalutazione della moneta, mentre era richiesto il pagamento in natura. Questa esigenza temporanea, dovuta alla crisi del III secolo, da Diocleziano venne elevata ad un orientamento permanente. Fu così istituita l’annona, che fu il più importante dei tributi e la principale fonte d’entrate dello Stato, il cui peso era subìto per intero dalla popolazione contadina. Diocleziano istituì la capitatio-iugatio, che è una combinazione di tributo personale e di tributo fondiario, che determina l’ammontare dell’annona. L’unità tassabile è da una parte un appezzamento di determinata grandezza e fecondità (iugum) e dall’altra l’uomo che la coltiva (caput). Nel calcolo, gli iuga e i capita vengono conteggiati separatamente, ma come uno iugum non può essere soggetto a imposta se non gli corrisponde un caput, analogamente, secondo il sistema di Diocleziano, un caput non può essere soggetto all’annona, se non gli corrisponde uno iugum. Necessariamente il fisco tende quindi a stabilire un equilibrio fra iuga e capita e cioè a trovare un caput per ogni iugum. Il che era una cosa tutt’altro che facile, data la forte diminuzione della popolazione dell’impero e l’instabilità sull’appezzamento di terra del contadino, che era spinto a spostarsi continuamente da un posto all’altro dalla miseria e dall’insicurezza economica. Di conseguenza lo Stato faceva del tutto per vincolare il caput al suo iugum. Il sistema di Diocleziano giunse così a far perdere la libertà personale a strati sempre più vasti della popolazione delle campagne. I cittadini che non possedevano terra non erano soggetti all’annona e venivano quindi a trovarsi in una posizione privilegiata. Ma già ai tempi di Costantino si impose alla popolazione cittadina che esercitava l’industria o il commercio un’altra pesante tassa pagabile in oro, la cosiddetta auri lustralis collatio.””



(“Storia dell’impero bizantino”, Georg Ostrogorsky)

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