martedì 30 giugno 2015

Il futuro è solare.



Secondo uno studio di BNEF (Bloomberg New Energy Finance), entro il 2026 il solare sarà competitivo, in termini di prezzo, con tutte le alter fonti energetiche, con un dimezzamento del costo degli impianti solari, che potrebbe portare alla fine del “dominio del fossile”. Sulla base di queste previsioni, si attendono investimenti nel solare di 3.700 miliardi US$ entro il 2040, che porterebbero l’energia solare a pesare per 1/3 dell’energia prodotta complessivamente.  La maggior crescita è attesa per gli impianti su tetti, anche di piccole dimensioni e potenze, che renderebbe questa fonte di energia di piccole dimensioni conveniente, fino a rappresentare il 13% del totale prodotto.  Un aspetto importante che guiderà il prossimo futuro è l’aumento di efficienza energetica (ad esempio, una lampada LED riduce il consumo dell’80% rispetto ad una lampada tradizionale), che consentirà risparmi, anche in un mondo sempre più dominato da apparecchi e “device” che necessitano di energia (smartphone e simili) ed in uno scenario che vedrà una crescente fetta di popolazione sempre “connessa”: le stime di crescita per i prossimi 25 anni indicano un +1,8% annuo, inferiore al +3% del periodo 1990-2012; nei paesi ricchi dell’area OECD/OCSE il consumo energetico sta diminuendo.

lunedì 29 giugno 2015

Quanto conta la fiducia.


Una frase, molto contestata, del ministro tedesco Schäuble dice”austerity leads to confidence, confidence creates growth, and, if it’s not working for your country, it’s because you’re not doing it right”. I dati sull’evoluzione della occupazione, a partire da fine giugno 2007 (“pre-crisi”) dicono che la Germania ha aumentato del 6% il numero di occupati, in modo stabile; gli Stati Uniti (da cui era partita la “Great Depression”) hanno visto aumentare l’occupazione dell’1%; l’Italia (che aveva “tenuto” nel 2008 e 2009) ha oggi il 6% in meno di occupati del giugno 2007; infine, la Grecia (per tutti i noti motivi sempre all’ordine del giorno) ha perso il 22% rispetto a metà 2007. La fiducia manca nei 2 paesi mediterranei, e dove manca è difficile immaginare crescita, e senza crescita l’occupazione non sale, più spesso scende: oggi, la disoccupazione è al 6,4% in Germania, al 5,5% negli USA, al 12,4% in Italia, al 25,8% in Grecia.  
L’austerità suona molto tedesca, come la fiducia.

domenica 28 giugno 2015

Referendum e società partecipate comunali.



La legge Giolitti del 1903, a proposito della costituzione di una società partecipata da parte di un comune, prevedeva: 

“La deliberazione del consiglio comunale è sottoposta anche al voto degli elettori del comune, convocati con manifesto della giunta municipale da pubblicarsi almeno quindici giorni prima della convocazione. L’elettore vota pel sì o pel no sulla questione della assunzione diretta del servizio. Nel caso di risultato contrario alla deliberazione del consiglio comunale, la proposta di assunzione diretta del servizio non può essere ripresentata se non dopo tre anni, salvo che un quarto almeno degli elettori inscritti ne faccia richiesta nelle forme prescritte dal regolamento; ma anche in questo caso non dovrà esser trascorso meno di un anno dall’avvenuta votazione”.

Leggere, l'aggiornamento del nostro software.



Le biblioteche italiane sono quasi 17.500, comprese le 46 biblioteche pubbliche statali che conservano e raccolgono la produzione editoriale italiana a livello nazionale e locale, le 1.557 biblioteche degli enti religiosi, le 2.593 biblioteche delle università, le 7.014 degli enti locali. Una distribuzione significativa sul territorio: 1 su 6 si trova in Lombardia, 1 su 11 nel Lazio, 1 su 12 in Piemonte (con una distribuzione assai composita sul territorio: ad esempio, in Piemonte ce ne sono 75 in provincia di Asti, 200 in provincia di Alessandria). Ve ne sono di antica e di più recente creazione: 7.574 sono state istituite dopo il 1948, in diretta correlazione con l’aumento della scolarità nel nostro paese. Il 76% delle biblioteche sono aperte a tutti, le restanti hanno accessi riservati a studiosi od appassionati.  




Sono cresciute le biblioteche, momenti di aggregazione e condivisione di esperienze, ma diminuiscono i lettori: anche nel 2014 i lettori di libri sono diminuiti rispetto all'anno precedente, confermando la tendenza negativa avviata nel 2010. Secondo i dati diffusi dall'Istat, nel 2014 oltre 23 milioni 750 mila persone di 6 anni e più dichiarano di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l'intervista, per motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2013, la quota di lettori di libri è scesa dal 43% al 41,4%. A salvare i libri ci pensano le donne: la popolazione femminile mostra una maggiore propensione alla lettura: il 48% delle femmine e solo il 34,5% dei maschi hanno letto almeno un libro nel corso dell'anno. La quota di lettori è superiore al 50% della popolazione solo tra gli 11 ed i 19 anni mentre la fascia di età in cui si legge di più è quella tra gli 11 e i 14 anni (53,5%).
I "lettori forti", vale a dire le persone che leggono in media almeno un libro al mese, sono il 14,3% del totale, categoria sostanzialmente stabile nel tempo. La crisi della lettura è da attribuire soprattutto a una diminuzione dei "lettori deboli" (da 11,5 milioni del 2013 a 10,7 del 2014, pari a una variazione annua del -6,8%). Quasi un lettore su due (45%) dichiara di aver letto al massimo tre libri in un anno. La propensione alla lettura, secondo l'Istat, è fortemente condizionata dall'ambiente familiare: leggono libri il 66,9% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 32,7% di quelli con genitori che non leggono libri. Dal rapporto dell'istituto emerge che quasi una famiglia su dieci (9,8%) non ha alcun libro in casa; il 63,5% ne ha al massimo 100. Nel Mezzogiorno la lettura continua ad essere molto meno diffusa rispetto al resto del Paese: meno di una persona su tre nel Sud e nelle isole ha letto almeno un libro (la quota di lettori è rispettivamente il 29,4% e il 31,1% della popolazione). Alla Sicilia spetta la maglia nera nella graduatoria nazionale delle regioni italiane, con la percentuale più alta di persone, che non legge (il 71,8%). Dopo l'isola viene la Puglia con il 70,8%. A livello territoriale, la lettura risulta più diffusa al Nord, dove dichiara di aver letto almeno un libro il 48,5% delle persone residenti. Complessivamente si legge di più nei comuni centro dell'area metropolitana: la quota di lettori è al 50,8%, ma scende al 37,2% in quelli con meno di duemila abitanti.
Secondo l'analisi, la scarsa propensione alla lettura, oltre che dal livello di istruzione, è indice di difficoltà di accesso anche ad altre risorse e opportunità culturali; ai non lettori, infatti, corrispondono livelli di partecipazione culturale - come visite a musei o mostre, siti archeologici - significativamente inferiori alla media.
Il principale fattore che limita la diffusione dei libri in Italia è, per un editore su due (49,9%), la mancanza di un'efficace educazione alla lettura. Ma la produzione di nuovi titoli è sempre in crescita, indice di una “inflazione” di titoli, argomenti, manuali, “instant book” e “chincaglieria varia”: aumentano del 6,3% i titoli pubblicati e del 2,5% le copie stampate.

Elemento di notevole interesse, destinato a crescere in modo esponenziale, è che il mercato digitale continua a crescere. Quasi un libro stampato su quattro (circa 15.000 titoli, pari a oltre il 24% della produzione totale del 2013) è diffuso anche in formato e-book. E circa 5 milioni di persone di 6 anni e più hanno dichiarato di avere letto o scaricato libri online o e-book negli ultimi tre mesi: una quota pari all'8,7% della popolazione di 6 anni e più ed al 15,6% delle persone che hanno utilizzato internet negli ultimi tre mesi.
La versione digitale è ormai prevista per quasi la metà dei libri scolastici (49,6%). Le librerie indipendenti e gli “store” online sono considerati dalla maggioranza degli editori (rispettivamente il 41,3% e il 31,5%) i canali di distribuzione su cui puntare, per accrescere la domanda ed ampliare il pubblico dei lettori. Il settore dell'editoria per ragazzi mostra invece una netta ripresa (+18,6% il numero di titoli pubblicati rispetto al 2012) e +23,1% per l'editoria educativo-scolastica.
Un libro è per sempre, e ti accompagna senza far rumore, aggiornando costantemente il software del nostro pensare.

sabato 27 giugno 2015

Assicurazioni italiane in buona salute.



Nella relazione annuale, l’IVASS segnala che le compagnie assicurative italiane sono tornate a fare utili, con un ROE complessivo salito al 9,3% nel 2014 (8,2% nel 2013); la raccolta premi è aumentata del 20% nel 2014, con una crescita dei premi di 150 miliardi, quasi interamente nel ramo vita. La capitalizzazione del sistema assicurativo è adeguato, pari al doppio del requisito patrimoniale richiesto da Solvency II. Sul lato degli attivi di bilancio, nel ramo vita i titoli di stato sono il 74,8% del totale dei titoli di debito detenuti: per questo tipo di investimento, l’IVASS ritiene di non aderire alla opinione dell’ EIOPA (il regolatore europeo) che vorrebbe una ponderazione del patrimonio di vigilanza per il “rischio sovrano”. L’IVASS ha inoltre ricordato e segnalato “l’opportunità finora non colta” dalle compagnie di partecipare al finanziamento delle imprese attraverso i minibond e le cartolarizzazioni, che avrebbero una “potenza di fuoco” di almeno 60 miliardi, da parte delle assicurazioni.