lunedì 30 marzo 2015

13 settimane da oziare?



In Italia gli studenti hanno 13 settimane di vacanze estive (come in Turchia, Lituania, Lettonia); in Germania, Danimarca, UK le settimane di vacanza sono 6. 
Si possono fare molti confronti sul diverso livello di competenze e conoscenze fra gli studenti italiani e quelli europei, e mondiali, su aspetti quali scolarità, livello di apprendimento, capacità cognitive linguistiche tecniche, alternanza studio/lavoro. 
I ragazzi italiani sono dietro i pari età europei in troppe discipline. 
Parlare di vacanze da ridurre senza aver un quadro di riferimento di che cosa possa e debba essere la scuola, di quali obiettivi siano da perseguire ad un tempo formativi e culturali, da un lato, e di preparazione al lavoro, dall’altro, sembra cosa vana: se non si ha una idea di quale società futura si vuole creare e migliorare si corre il persistente rischio di formare persone che non troveranno occupazione in Italia per una carenza di offerta (ed allora la emigrazione di “cervelli” sarà la scelta “normale”, con tutti i danni collegati ed i costi sostenuti nella istruzione) o di inadeguatezza della domanda rispetto ai bisogni di industria, commercio, servizi. 
Tutto nel segno della Pubblica (D)Istruzione.

giovedì 26 marzo 2015

L’arte? È “voluntary”.


Dal 2009, le opere d’arte detenute all’estero vanno indicate nel quadro RW in dichiarazione dei redditi; in caso di opere non dichiarate, la sanzione varia dal 3% al 15% del costo o del valore delle opere, per ogni anno di omessa dichiarazione (sanzione raddoppiate se le opere sono detenute in paesi “black list”). Per poter vendere, in futuro, le opere, il collezionista dovrà essere in regola con le regole sul monitoraggio fiscale ed antiriciclaggio. Le norme sulla c.d. “voluntary disclosure” si applicano, quindi, anche alle opere d’arte detenute all’estero; gli anni rilevanti per la procedura vanno dal 2004 al 2013; in caso di acquisti fatti all’estero con disponibilità estere non dichiarate, si dovrà procedere alla regolarizzazione, con relative sanzioni. Se per le opere di rilevante valore, acquistate in aste, la prova dell’acquisto potrà venire da certificato o fattura della casa d’aste o della galleria, per le altre opere acquistate da privati potrà essere utilizzato il contratto di assicurazione (se stipulato).

mercoledì 25 marzo 2015

CDP; il bond “solo italiano”.



L’emissione del prestito obbligazionario (“bond”) di Cassa Depositi e Prestiti (CDP) si è chiusa in 5 giorni con 67.811 richieste di sottoscrizione ed un ammontare complessivo di 3,9 miliardi. Solidità dell’emittente, rendimento dell’1.75% lordo per i primi 2 anni, trattamento fiscale di favore al 12,5% sugli interessi (come titoli di stato e buoni postali) invece del 26%, esonero da imposta di successione e donazione, capital gain al 12,5% per i soli investitori che siano residenti italiani. Questa ultima previsione ha fatto accendere la “luce rossa” della UE: si tratta di una previsione in contrasto con la libera circolazione di beni e servizi e capitali, una limitazione che può sussistere solo in fase di primo collocamento, ma una volta quotato il titolo potrà circolare all’interno della UE e la previsione inserita nel “prospetto CDP” non potrebbe allora trovare applicazione per gli investitori esteri; la Commissione UE potrebbe quindi eccepire la discriminazione fiscale nei confronti di investitori residenti nella UE. Analoga eccezione potrebbe essere sollevata sull’esonero da imposta di successione e donazione, che vale per i titoli garantiti dallo stato, garanzia assente per CDP. 
Più che un bond, un pasticcio in salsa italica.



martedì 24 marzo 2015

La truppa dell’AIM.





Sono 60 le società quotate all’AIM: PMI, start-up tecnologiche e non, società che vanno dalla distribuzione del vino italiano nel mondo alla produzione cinematografica, dalla vendita di energia elettrica al digital (ben 13 società), al design. Dall’inizio dell’anno si sono aggiunte 3 matricole. 1/3 delle società sono lombarde, seguite da Lazio (23%) ed Emilia-Romagna (15%). Le sole società con sede in Lombardia hanno un fatturato annuo di 308 milioni, con una capitalizzazione di 546 milioni pari ad 1,8 volte il fatturato, ed hanno raccolto sul mercato AIM 223 milioni. Dalle luci alle ombre: solo 18 società hanno un andamento positivo a far tempo dalla loro quotazione, con il miglior singolo andamento del 100,72%; scambi limitati; titoli poco liquidi. Per superare questi limiti è allo studio la creazione di fondi di fondi che investono in queste PMI, con l’obiettivo di favorire l’investimento dei piccoli risparmiatori.

lunedì 23 marzo 2015

Prestiti poco cooperativi.



I prestiti sociali, la forma di raccolta di depositi che le cooperative Coop ricevono dai propri soci/associati, sono pari a 11 miliardi (ultimo dato disponibile, 2013) e coinvolgono 1,2 milioni di soci. Questa liquidità è fonte primaria per il funzionamento dell’intero sistema delle cooperative di consumo. Dopo misfatti recenti (Coop di Trieste e Coop Carnica), la LegaCoop ha approvato un testo di auto-regolamento che le Coop dovrebbero adottare a maggiore garanzia dei depositanti, che non sono coperti da fondi di garanzia (diversamente dai depositanti delle banche): obblighi informativi sull’andamento e sull’utilizzo del prestito sociale, stato economico patrimoniale e finanziario della singola Coop, modelli di controllo. Soci cooperativi, ma informati.

domenica 22 marzo 2015

Gli scambisti.



 Il 18 marzo 2015 la Commissione UE ha presentato una proposta (che dovrà essere approvata da Consiglio e Parlamento) per la lotta contro frode ed evasione fiscale, che prevede uno scambio automatico di informazioni sugli accordi fiscali e tributari fra imprese e singoli governi degli stati europei, noti come “tax ruling”. Tali accordi sono stati utilizzati da imprese multinazionali (europee ed extra-europee) per ridurre la tassazione sui redditi provenienti da un altro paese, col risultato di ridurre il carico fiscale complessivo. La concorrenza fiscale è autorizzata nella UE a condizione che non si sostanzi in “aiuto di stato”; in questa ottica, la UE ha aperto indagini su Olanda, Irlanda, Lussemburgo. La Commissione ha scelto di puntare sulla “trasparenza”, ritenendo che misure più incisive potessero essere bocciate da alcuni membri, visto che sulla  materia fiscale è richiesta l’unanimità.  “”Tutti devono pagare la loro quota di imposte. Ciò vale per le multinazionali come per qualsiasi contribuente””, afferma la UE; “”vogliamo ricostruire il legame geografico tra la percezione del reddito e la tassazione del profitto””.