lunedì 31 agosto 2015

Guadagnare con la terra, come diceva Senofonte ...



“Per coloro che sono capaci di darsi da fare e coltivano la terra con ogni sforzo, vi è un modo di far denaro con l’agricoltura, che mio padre praticò personalmente e mi insegnò. Non permise mai che si comprasse della terra già coltivata, ma quella che, per trascuratezza o l’incapacità dei proprietari, era improduttiva e non aveva piante. Diceva che le terre coltivate costano molto denaro e non possono essere migliorate; riteneva che le terre che non possono essere migliorate non danno altrettanta soddisfazione, e pensava che ogni oggetto di proprietà,  quando migliora,  è una cosa capace di rallegrare moltissimo. Ma nulla presenta un miglioramento maggiore di una terra che da improduttiva diventa fertile. Tu sai bene, Socrate, disse, che noi abbiamo già moltiplicato varie volte il valore originario di molte terre. Udito ciò gli domandai: Iscomaco, le terre che tuo padre aveva dissodato, le teneva per sé o le vendeva, se trovava modo di guadagnarci molto denaro? Le vendeva, disse Iscomaco. Ma subito ne comprava delle altre, improduttive, per il suo amore per il lavoro” 

(M. Vitale, un estratto da l’ “Economico” di Senofonte, in “La lunga marcia verso il capitalismo democratico”, Il Sole 24 Ore, Milano 1989, pag. 27).

Le città, capitali dell’innovazione.


Uno studio condotto analizzando 40 città nel mondo (nessuna italiana) da Citie (City Initiatives for Technology, Innovation and Entrepreneurship) rileva che tra il 2002 ed il 2008 l’aumento degli occupati in Gran Bretagna è per la metà dovuto al 6% delle imprese, giovani ed in rapida crescita; che tra il 2003 ed il 2013 il settore tecnologico nella sola New York ha creato 45.000 posti di lavoro con una crescita superiore del 6% a quello di New York stessa e del 14% a quella degli USA; aggiungendo che nei soli USA quasi la metà dei posti di lavoro (il 47%) è a rischio sostituzione da parte dell’automazione. Opportunità che nascono da nuove tecnologie; rischi che possono derivare da una insufficiente “padronanza del nuovo mestiere”. Le città che guidano la classifica del “bravi” sono New York, Londra, Helsinki, Barcellona, Amsterdam, ma anche – ed a sorpresa – Bogotà, Nairobi, Giacarta. Le amministrazione pubbliche possono incidere sul “trend” delle città quando affrontano in modo aperto, innovativo, senza “chiudersi a riccio in un passato che è passato” le sfide del presente; lo studio identifica 3 aree su cui le amministrazioni cittadine devono concentrarsi: la capacità di aprirsi a nuove idee e nuove imprese; il modo in cui le infrastrutture cittadine (e.g., le reti telefoniche a fibra ottica) si attivano per favorire le imprese a più alta crescita; le modalità con cui la città incorpora l’innovazione nelle sua attività. 
Il futuro è dietro l’angolo, ma bisogna svoltarlo questo angolo.

domenica 30 agosto 2015

Credito agrario a due facce.



Negli ultimi 3 anni, il credito agrario, destinato al sostegno delle imprese agricole, ha visto gli impieghi crescere da 43,5 miliardi di euro (2012) a 44,4 miliardi (2014); secondo l’Osservatorio sul credito ISMEA è aumentato il numero delle imprese agricole che hanno chiesto finanziamenti, passate dal 18,3% del 2013 al 25,3% del 2014, con una percentuale di approvazione delle domande dell’85,8%, con una componente del medio-lungo termine al 40% delle erogazioni. Ma gli interessi medi sui prestiti sono superiori di quelli di altri settori produttivi, con i finanziamenti “auto liquidanti” (anticipi a breve termine) che presentano un interesse medio del 5% contro il 4,2% del sistema; un dato negativo che si aggiunge a quello, ben più pesante, del livello delle sofferenze, cresciute al 13% degli impieghi (il dato più alto degli ultimi 20 anni), con picchi del 20% in alcune aree geografiche; in totale, si tratta di 5,6 miliardi, per 18.000 imprese in difficoltà; e quasi 1 impresa su 5 presenta situazioni di crisi di liquidità, in particolare nel settore lattiero. Nel complesso, la qualità del credito è peggiorata, ed i costi finanziari ne danno immediata evidenza. Le imprese hanno difficoltà a rispettare i termini dei finanziamenti a medio-lungo termine (assunti per sostenere investimenti nel rinnovo di impianti, macchinari, produzioni agricole). 
Che sia a “km 0”, “bio” o tradizionale, l’agricoltura italiana è lo specchio infelice del Belpaese.

sabato 29 agosto 2015

Sentenze discordi sull’anatocismo.



L’art 120 del Testo Unico Bancario (TUB), come modificato dalle L. 147/2013 e L. 91/2014, prevede che il Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio (CICR) stabilisca le modalità che regolano “gli interessi sugli interessi passivi” (anatocismo), peraltro non ancora emanate; in 2 procedimenti civili in tema di anatocismo i Tribunali di Torino e di Milano hanno deciso in modo diverso: il Tribunale di Torino (sentenza del 17.8.2015) ritiene che al momento manchino i presupposti per un intervento cautelare per assicurare al ricorrente (il Movimento Consumatori) il divieto di capitalizzazione degli interessi applicata dalla banca convenuta, nell’assunto che “la norma, proprio in base alla’interpretazione letterale, non intende essere immediatamente precettiva, in quanto rimanda a una delibera del CICR le modalità e i criteri per la produzione degli interessi”. Il Tribunale di Milano si è espresso in modo contrario, imponendo alla banca, convenuta in una causa avanzata dallo stesso Movimento Consumatori con una “class action”, di sospendere “qualsiasi ulteriore forma di anatocismo degli interessi passivi”, con effetto immediato. 
Italia, patria del diritto e dello storto.

venerdì 28 agosto 2015

La fuga dei milionari.



Dal 2000, 23.000 milionari (persone che hanno una ricchezza finanziaria superiore ad 1 milione di US$) hanno lasciato l’Italia, il 12% dei 198.000 milionari censiti da uno studio internazionale che pone l’Italia al 4° posto fra i paesi con il maggior deflusso di ricchi verso paesi considerati “amici” per la loro legislazione ed il favore verso i benestanti: Gran Bretagna (che nel periodo 2000-2014 ha visto arrivare 125.000 ricchi, che oggi sono oltre 840.000 fra Londra e dintorni), Singapore, Stati Uniti. Peggio dell’Italia hanno fatto la Cina (91.000 emigranti di lusso, sui totali 610.000 ricchi stimati nel paese del Dragone), l’India (61.000 dei 227.000 milionari hanno lasciato il paese), e la Francia dove ben 42.000 ricchi francesi hanno volato le spalle al paese di Marianna, portando i ricchi residenti a 323.000. Francesi ed italiani hanno scelto Gran Bretagna, Svizzera (dove i ricchi sono 345.000, secondo lo studio), Lussemburgo; come sempre, una ragione c’è, e forse più d’una, ma i politici non sanno mai trovarle. E cos’ paesi ad elevata tassazione sui redditi di impresa e di lavoro vedono un deflusso di contribuenti “di peso” verso paesi dove lo stato è più “friendly”.

giovedì 27 agosto 2015

La legge che regola la eredità.


Da sempre, la legge che regola le eredità, paese per paese, è soggetta a vincoli e norme diverse, avendo però come elemento centrale la “nazionalità” del defunto (de cuius, in termini giuridici): per un italiano vale la legge italiana, per un inglese quella inglese. Con una serie di complicazioni per le c.d. successioni internazionali, quando un cittadino ha proprietà sparse in paesi diversi, la sede dei propri interessi in un paese diverso da quello della propria nazionalità, eredi che vivono e/o sono cittadini di paesi stranieri. Tutto cambierà dal 17 agosto 2015 per chi vive e lavora nella UE, con l’adozione della “residenza abituale” (prevista dal Regolamento 650/2012): i paesi UE (con l’eccezione di Inghilterra, Irlanda e Danimarca che continueranno ad adottare la loro legge nazionale) riconosceranno l’applicazione della legge in materia di successioni del luogo dove il cittadino defunto (de cuius) aveva il centro dei propri interessi, la sede principale dei propri affari ed affetti; nasce l’era della “legge materiale” in luogo di quella della nazionalità del defunto.