martedì 17 gennaio 2017

Stupido giocattolo! Ninnolo bambinesco di ammiragli altezzosi..



“” Moby Dick contiene un brano straordinario in cui Herman Melville contrappone l’attendibilità della navigazione astronomica alle incertezze della navigazione stimata per conferire maggiore drammaticità alla caduta del capitano Achab verso la follia. Divorato dall’odio per la balena bianca che gli è costata la gamba, Achab misura l’ultima altezza meridiana seduto sulla prua di una delle lance con cui spera di darle la caccia. 

“”Infine l’osservazione necessaria fu presa, e portatosi la matita sulla gamba d’avorio Achab calcolò presto qual era la latitudine in quel preciso istante. Poi, rimasto per un momento come assorto in una fantasticheria, di nuovo guardò su al Sole e mormorò fra sé:  << Tu segno del mare, alto e potente pilota, tu mi dici con verità dove sono: ma puoi darmi il minimo indizio di dove sarò? O puoi dirmi dove qualche altra creatura si trova in questo momento? Dov’è Moby Dick? >>.””

Quindi studia il quadrante con aria pensosa, muovendo uno dopo l’altro i suoi “numerosi aggeggi cabalistici” e borbotta:

“” Stupido giocattolo! Ninnolo bambinesco di ammiragli altezzosi e di commodori e capitani. Il mondo si vanta di te, della tua astuzia e della tua potenza; ma cosa puoi fare dopo tutto, se non dire il punto povero e misero dove tu stesso per caso ti trovi su questo largo pianeta, tu e la mano che ti regge: e nient’altro! Tu non puoi dire dove una goccia d’acqua o un granello di sabbia si troveranno domani a mezzogiorno: eppure con la tua incapacità insulti il Sole! O scienza! Maledetta, tu balocco inutile. (…) Sii maledetto, quadrante!””. “”


David Barre, “Il viaggio del sestante”, 2014, pg 55.

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