giovedì 3 marzo 2016

E nessuna stregoneria finanziaria riuscì a salvare la situazione.



“”Nel 1717 la Compagnie du Mississippi, istituita con patente regia in Francia, si dispose a colonizzare la vallata meridionale del fiume Mississippi, fondando così la città di New Orleans. Per finanziare i suoi ambiziosi progetti, la compagnia, che godeva di buoni rapporti alla corte di Luigi XV, vendette quote presso la borsa valori di Parigi. Lo scozzese John Law, il direttore della compagnia, era anche il governatore della banca centrale di Francia. Non bastasse, il re lo aveva nominato controllore generale di Francia, carica che grosso modo corrisponderebbe a un ministro delle Finanze odierno. Nel 1717 il corso inferiore del Mississippi offriva ben poche attrattive, a parte gli acquitrini e gli alligatori; tuttavia la Compagnie du Mississippi aveva diffuso voci di favolose ricchezze e di opportunità senza limiti. In Francia aristocratici, uomini d’affari e compassati membri della borghesia cittadina si fecero ingannare da quelle fantasie, e i prezzi delle azioni Mississippi s’impennarono. Inizialmente, le azioni venivano offerte a 500 livres l’una. Il 1° agosto 1919 venivano trattate a 2750. Il 30 agosto valevano 4500, e il 4 settembre raggiunsero quota 5000. Il 2 dicembre il prezzo di un’azione Mississippi superò la soglia delle 10.000 livres. Per le vie di Parigi c’era euforia. C’era chi vendeva tutto quello che possedeva e chiedeva prestiti cospicui per poter comprare azioni Mississippi. Tutti credevano di aver trovato il modo di diventare ricchi. Dopo pochi giorni, s’affacciò la paura. Alcuni speculatori si resero conto che il valore delle azioni era assolutamente irrealistico, oltre che insostenibile. Pensarono che era meglio vendere mentre il mercato era ancora al suo picco. Come crebbe la disponibilità di azioni, il prezzo cominciò a scendere. Quando altri investitori videro che il prezzo scendeva, pure loro vollero uscire al più presto. Il valore di mercato crollò ulteriormente, creando un effetto valanga. Allo scopo di stabilizzare il prezzo, la banca centrale di Francia – su ordine del governatore John Law – cominciò a fare incetta di azioni Mississippi, ma si dovette fermare quando non ci furono più soldi. Arrivati a questo punto John Law, in quanto controllore generale delle Finanze, autorizzò di stampare altra valuta per poter comprare altre azioni. Questo portò l’intero sistema economico francese dentro una bolla finanziaria. E nessuna stregoneria finanziaria riuscì a salvare la situazione. Il prezzo delle azioni Mississippi piombò da 10.000 livres alle 1000 di prima, per collassare poi completamente fino a che esse non valevano più un soldo. A questo punto la banca centrale e la tesoreria reale possedevano una quantità enorme di carta straccia e avevano le casse vuote. I grossi speculatori ne uscirono sostanzialmente illesi – avevano venduto in tempo. I piccoli investitori persero tutto, e non pochi si suicidarono. La Bolla del Mississippi fu uno dei crolli finanziari più spettacolari della storia. Il sistema finanziario della corona francese non si riprese del tutto da quel colpo. Il modo in cui la Compagnie du Mississippi usò la propria influenza politica per manipolare il valore delle azioni e alimentare la frenesia della domanda portò alla perdita totale di fiducia che il pubblico aveva nel sistema bancario francese e nella saggezza finanziaria del re di Francia. Luigi XV trovò sempre più difficile ottenere credito. Questa fu una delle principali ragioni per cui l’impero francese d’oltremare finì per cadere in mano britannica. Mentre gli inglesi potevano chiedere facilmente sovvenzioni e prestiti a basso tasso d’interesse, la Francia non vi riusciva che moderatamente, oltre a dover pagare forti interessi. Allo scopo di coprire i crescenti debiti, il re di Francia fu costretto a prendere in prestito fondi a tassi d’interesse sempre più alti. Alla fine, ormai negli anni Ottanta, Luigi XVI, che era salito al trono dopo la morte del nonno, si rese conto che metà del suo budget annuale se ne andava per coprire gli interessi sui prestiti, e che stava quindi avviandosi alla bancarotta. Con riluttanza, nel 1789, Luigi XVI convocò gli Stati Generali, cioè il parlamento francese che non si riuniva da un secolo e mezzo, per trovare una soluzione alla crisi. Cominciò così la Rivoluzione francese.””



Yuval Noah Harari, “Da animali a dei. Breve storia dell’umanità”, 2011, 2° ed. it. 2016, pagg. 394-396

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