domenica 4 settembre 2016

La struttura economica e sociale del’impero subisce una trasformazione radicale.



“”La morte di Basilio II (1025) segna una svolta nella storia bizantina (…). Lo sgretolamento delle proprietà dei contadini e dei soldati procede a passi di gigante e porta alla decadenza della forza militare e del sistema tributario dello Stato bizantino. La struttura economica e sociale del’impero subisce una trasformazione radicale. Il potere imperiale di Bisanzio rinuncia non solo alla lotta contro l’aristocrazia feudale, ma diventa esso stesso il rappresentante di questa classe sempre più forte. L’aristocrazia fondiaria ha vinto la partita e ci si domanda solo quale parte di questo settore conquisterà il predominio: l’aristocrazia burocratica o quella militare. La storia bizantina dei prossimi decenni, che a prima vista non sembra altro che un susseguirsi di intrighi di palazzo, è determinata dalla lotta tra le potenze concorrenti della nobiltà civile della capitale e della nobiltà militare della provincia. All’inizio è la seconda (che in sé era più forte, ma che era stata indebolita da Basilio II) ad avere la peggio e l’aristocrazia civile della capitale prende il sopravvento. Il suo dominio caratterizza l’inizio della nuova epoca. I numerosi intrighi di palazzo non sono che una manifestazione secondaria di questo regime; i suoi effetti più importanti sono da una parte la fioritura culturale della capitale, dall’altra la decadenza della potenza militare dell’impero. (…) Il tributo addizionale per gli appezzamenti contadini abbandonati, che Basilio II aveva imposto ai “potenti”, venne abolito sotto la pressione dei grandi proprietari terrieri. In questo modo il vecchio sistema del tributo addizionale, che prima (…) rappresentava un elemento basilare del sistema tributario bizantino, scompare per sempre. I contadini non erano più in grado di pagare il tributo addizionale, i “potenti” non volevano pagarlo e l’imperatore Romano III, egli stesso un tipico rappresentante dei “potenti”, non poteva opporsi alla volontà dell’aristocrazia terriera. Le più antiche leggi, che proibivano ai “potenti” l’acquisto dei beni dei contadini e degli stratioti, non vennero ufficialmente revocate, e dei giudici scrupolosi continuavano anche in questo periodo a considerarle come diritto vigente. Ma bastava già il fatto che la lunga serie di leggi per la protezione della piccola proprietà contadina si fosse interrotta con la morte di Basilio II. Infatti perfino le prescrizioni governative del secolo X, nonostante la loro severità, non erano riuscite a impedire l’acquisto dei terreni dei contadini e dei soldati; tanto più ora, con l’atteggiamento di benevola neutralità del governo, la forza di espansione della grande proprietà fondiaria poteva svilupparsi liberamente. I “potenti” avevano partita vinta su tutta la linea, sia dal punto di vista politico che da quello economico. La diga che il potere centrale aveva opposto alla fame di terra della nobiltà, da Romano I fino a Basilio II, era stata infranta. Il disgregamento della libera piccola proprietà procedeva ormai senza ostacoli. La grande proprietà assorbì i beni dei contadini e dei soldati e fece servi i suoi ex proprietari. Veniva così scardinato il sistema su cui si basava la potenza dello Stato bizantino fin dal suo rinnovamento nel secolo VII: la forza militare e tributaria del paese decadde e il conseguente impoverimento trascinò sempre più in basso la potenza militare dello Stato.””


Capitolo “Il dominio dell’aristocrazia burocratica della capitale (1025-1081)", in "Storia dell’impero bizantino", Georg Ostrogorsky

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