domenica 4 settembre 2016

I latifondisti e i funzionari formavano una casta.



“” I latifondisti e i funzionari formavano una casta. Come la naturale aspirazione del funzionario ben piazzato era quella di procurarsi un terreno nella provincia, così il ricco proprietario terriero aveva la costante ambizione di entrare nella casta dei funzionari e – sia procurandosi un posto di funzionario, sia un semplice titolo burocratico – di assicurarsi la necessaria posizione sociale e i necessari rapporti sociali. Di regole il “potente” era allo stesso tempo latifondista e funzionario. Alla volontà del potere centrale si opponeva l’ostinata decisione degli elementi economicamente più forti e socialmente più prestigiosi. Coloro dai quali dipendeva la pratica applicazione delle disposizioni imperiali avevano ogni interesse a sabotarle. 
Tuttavia anche gli stessi piccoli proprietari, che il governo imperiale intendeva difendere contro la cupidigia dei potenti, si opponevano spesso alle sue intenzioni. L’eccessivo peso fiscale provocò un’ondata di movimenti in favore del patrocinio. I contadini economicamente rovinati rinunciavano alla loro dolorosa libertà e si ponevano sotto il patrocinio di un potente signore che prometteva loro un alleggerimento dei loro duri obblighi e oneri. Così si spiega il fatto che non pochi contadini non solo vendevano i loro terreni ai potenti ma, come vediamo dalle leggi imperiali, li regalavano talvolta; il che non significava altro se non che essi diventavano volontariamente dipendenti del proprietario fondiario, per poter così sfuggire alla miseria e all’insicurezza e trovate protezione contro le eccessive richieste tributarie dello Stato e soprattutto contro le estorsioni degli esattori delle tasse. In realtà il potere centrale non si faceva garante del diritto e dell’indipendenza dei piccoli proprietari, come cercavano di dimostrare le novelle imperiali. Esso difendeva il suo proprio diritto alle imposte e prestazioni della piccola proprietà, che la nobiltà dei latifondisti cercava di disputargli. La gravità della crisi consisteva nel fatto che l’aristocrazia feudale rinvigorita, aumentando le sue proprietà terriere ed il numero dei suoi “protetti”, cercava di sottrarre allo Stato i suoi contadini e soldati. La lotta tra il potere centrale e la potenza feudale non si accentrava soltanto sui possessi dei contadini e degli stratioti, ma anche e soprattutto intorno a quei piccoli proprietari che ad entrambe le parti interessavano in modo particolare.””

Capitolo “L’eta d’oro dell’impero bizantino (843-1025)", in "Storia dell’impero bizantino", Georg Ostrogorsky

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