L’Authority europea di vigilanza sui mercati e gli strumenti finanziari ESMA ha analizzato 2.600 fondi di investimento per verificare se essi rispettano la politica di gestione attiva dichiarata nei loro prospetti e documenti sintetici periodici (KIID): il risultato è che fra il 5% ed il 15% si discostano poco, o per nulla, dal benchmark, e quindi replicano l’indice, come fanno i fondi c.d. a gestione passiva.
Se i risultati possono essere positivi, questo fenomeno è da considerare negativo sul fronte dei costi per la clientela, che si trova a pagare commissioni di gestione per una gestione che non è attiva, commissioni che sono spesso sostanzialmente superiori a quelle dei fondi a gestione passiva (come gli ETF), che hanno costi inferiori: il risultato è che gli investitori “pagano” per un servizio che non c’è.
Secondo ESMA “alcuni gestori potrebbero non aver fornito chiare indicazioni su come i fondi sono gestiti. Informazioni contenute nei documenti noti come il KIID”.
Toccherà alle authority nazionali, come Consob, verificare chi è stato pagato per un servizio non effettivamente prestato, e quindi senza averne diritto.
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