“” Il profeta della Islampolitik germanica era il barone Max
von Oppenheim. Nato nel 1860 in una dinastia di banchieri (..) profondamente
ostile all’Impero britannico, Oppenheim fu uno dei primi a chiedere a gran voce
che la Germania stringesse rapporti con il mondo musulmano come arma contro di
esso. Già nel 1906 Oppenheim prevedeva che “In futuro l’Islam avrà un ruolo
centrale…(La) impressionante potenza e forza demografica delle terre islamiche
avranno un giorno grande importanza per gli stati europei”. Il barone voleva
imbrigliare quella forza a vantaggio della Germania. Quando nell’agosto 1914
scoppiò la guerra, Oppenheim istituì a Berlino un “ufficio della jihad” con lo
scopo di produrre propaganda panislamica che istigasse rivolte nel Nord Africa
francese, nell’Asia centrale russa e nel gioiello della corona britannica, l’India,
con i suoi 80 milioni di musulmani. Oppenheim diede assicurazioni al
cancelliere che, se anche le ribellioni non si fossero concretizzate, la
semplice minaccia di un sollevamento musulmano in India avrebbe “costretto l’Inghilterra
ad accettare condizioni di pace a noi favorevoli”.
Molti Giovani turchi,
apertamente secolari, per quanto liquidassero questa tattica definendola “la
jihad fatta in Germania”, ritenevano comunque che una certa dose di fanatismo
religioso avrebbe potuto essere usato contro l’Intesa (Inghilterra, Francia,
Russia; ndr). Enver (ministro della guerra ottomano; ndr) aveva cominciato ad
apprezzare il potere dell’Islam quando aveva combattuto in Libia nel 1911. Se prima
di partire quella che invocava era una guerriglia contro gli italiani, una
volta sul terreno cominciò a vedere il conflitto in termini di guerra santa. Nelle
sue lettere, Enver descriveva i volontari libici come “fanatici musulmani che
vedono la morte di fronte al nemico come un dono di Dio” e lui stesso fu
oggetto di una sorta di devozione in quanto genero del califfo. (…) Membri
influenti della leadership unionista (ottomana; ndr) erano convinti che la
jihad, potente arma nel periodo iniziale dell’Islam, poteva essere resuscitata
per essere usata come sorgente di forza nell’incombente conflitto con le grandi
potenze europee.””
(“La Grande Guerra nel Medio Oriente. La caduta degli Ottomani
1914/1920”, di Eugene Rogan, 2016, pgg. 75-77)
Nessun commento:
Posta un commento