Una azione al risparmio.
Sono 20 le società quotate alla Borsa milanese che hanno
in circolazione azioni di risparmio: 7.700 milioni di euro di controvalore di
capitalizzazione, per oltre la metà su 2 titoli: Telecom Italia (4.240 milioni)
ed IntesaSanpaolo (1.988 milioni); a seguire, Danieli, BuzziUnicem,
Italmobiliare, Pirelli, Edison ed altre. Da tempo si sussurra di
semplificazioni, con la loro conversione in ordinarie; nel caso di Telecom, la
conversione rappresenterebbe una significativa diluizione del capitale, poiché le
6 milioni di azioni di risparmio si confrontano con le 13 milioni di ordinarie;
per IntesaSanPaolo “non è pianificata la conversione”. Se per Telecom ed IntesaSanPaolo
gli andamenti di ordinarie e risparmio sono stati allineati da inizio anno, per
altri titoli (Carige, Telecom Italia Media) le divergenze sono state notevoli. “”Abbiamo la percezione che siano un retaggio
del passato”” nelle parole di un operatore di banca, anche se su mercati
diversi, come gli USA, esistono categorie di azioni di classi diverse (come per
Google e Facebook).
Le risparmio non danno voce in capitolo in assemblea, e da
qui il favore degli azionisti di maggioranza per questo vasto “parco buoi” a
rimorchio, premiati con una maggiorazione nella distribuzione dei dividendi
(quando c’è).
Passata la ormai lunga stagione delle risparmio, le società
guardano alle azioni a voto multiplo come la nuova frontiera per consentire
agli azionisti di controllo (specie se risicato) di contare doppio in sede di
assemblea e mantenere gli assetti di comando.
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