lunedì 2 febbraio 2015

Demagogia.



Ambigua, sempiterna, invocata come panacea o rifuggita come peste, la Demagogia, come un fiume carsico, riemerge ad ogni crisi sistemica, politica, sociale.


Demagogia, termine di origine greca (composto di demos, "popolo", e agein, "trascinare"), indica un comportamento politico che attraverso false promesse vicine ai desideri del popolo mira ad accaparrarsi il suo favore. Spesso il demagogo fa leva su sentimenti irrazionali e bisogni sociali latenti, alimentando la paura o l'odio nei confronti dell'avversario politico o di minoranze utilizzate come "capro espiatorio" e come "nemico pubblico", utile alla formazione di un fronte comune, uniformato temporaneamente dalla medesima lotta e dunque scevro di dissenso interno.


Lo storico Tucidide definiva "demagoghi" (capi popolo) tutti gli Ateniesi che, in seguito alla morte per peste di Pericle nel 429 a.C., cercavano di prendere il suo posto ingannando e seducendo l'assemblea popolare ateniese, tramite false promesse ed istigazione contro gli avversari politici. 
Fu Platone a dare un'ulteriore definizione di demagogia: questa è nient'altro che la forma di governo corrotta che deriva dalla democrazia, forma virtuosa del governo di molti. Platone aggiunge che in caso di governo corrotto la forma migliore tra le tre possibili (tirannide, oligarchia e demagogia) era proprio la demagogia, perché almeno veniva salvaguardata la libertà.
Successivamente, Aristotele approfondì ulteriormente la definizione, affermando che la demagogia è la peggiore possibile tra le forme di governo, poiché mira a favorire in maniera indebita i poveri rispetto ai ricchi, incorrendo nell'errore di considerare tutti gli uomini uguali in tutto, mentre sono uguali solo per natura. 
Quanti mali hanno fatto, e continuano a fare, le forme di governo nelle mani di improvvidi “apprendisti stregoni”, che mai mancano al gran banchetto della politica. 
La demagogia rivive una nuova giovinezza nell’era moderna, minacciando di ripetere i “fasti” dell’ era imperiale romana (I - III secolo d.C.), quando una parte sostanziale della società era composta da nullatenenti e disoccupati, il potere politico favoriva e assecondava le aspettative e i bisogni primari di questa fetta della popolazione, per ottenere consensi ed evitare rivolte. Il risultato è ben descritto dal poeta Giovenale in un celebre motto: "panem et circenses" cioè "pane e spettacoli del circo". Venivano (forse verranno…) elargite razioni di cibo, denaro e spettacoli pubblici. I costi altissimi venivano sobbarcati dalle province dell'impero che pagavano ingenti tasse alla capitale. 
La storia, specie quella peggiore, si ripete con costanza matematica.


Sine qua non.

Nessun commento:

Posta un commento