giovedì 26 febbraio 2015

Il “digital divide” italiano.




La Commissione UE ha pubblicato l’indice dell’economia e della società digitali (DESI), da cui emerge la posizione di retroguardia dell’Italia, quart’ultima in Europa (prima di Grecia, Bulgaria, Romania), con un indice sintetico di 0,36 (su una scala sino ad 1); il miglior indice è quello danese (0,68), seguito da Svezia (0,66), Olanda (0,63), Finlandia (0,62). L’indice è una sintesi di 33 indicatori che misurano il livello di sviluppo digitale. L’Italia presenta “”il livello di copertura più basso della UE”” per le connessioni internet veloci (il 21% del paese è coperto, contro il 62% medio europeo), e del 2% per la banda ultralarga (contro il 22% europeo); il problema non è limitato alla carenza di infrastrutture: in termini di utilizzo, solo il 59% della popolazione adulta (fra 16 e 75 anni) utilizza internet, contro una media europea del 75%, con un 3% che non avrebbe mai usato internet; in termini di fruizione internet, poca lettura di giornali on-line (60%, in terz’ultima posizione), uso di TV (0,5%, in ultima posizione), video-on-demand (20%), social network (58%), shopping on-line (52%), banking in-line (35%), rapporti con la P.A. (18%). 
Italia paese della cultura? Sicuramente non quella digitale, ed abbiamo dubbi anche su quella “analogica”, visti gli indici di lettura di libri e quotidiani e le visite ai musei.

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