sabato 31 gennaio 2015

Default? sembra lontano lontano, ma a guardare meglio ...



Storicamente, gli elementi e le condizioni che possono condurre ad un default di uno stato sono: 
(a) un debito pubblico elevato, che diventa critico laddove superi il 90% del PIL, limitando la capacità di crescita; il rapporto debito/PIL dell’Italia è oggi vicino al 130%; 
(b) prolungati periodi di crescita economica negativa, o nulla; in Italia, il PIL ha avuto una dinamica negativa negli ultimi anni: -2,5% nel 2012 e -1,8% nel 2013 (fonte Eurostat) ed ancora negativo nel 2014, con previsioni "anemiche" per il 2015; 
(c) una percentuale elevata di debito pubblico posseduto da investitori stranieri, più influenzabili da dinamiche avverse e quindi propensi ad un rapido disinvestimento da titoli pubblici del paese sotto osservazione; si ricorda come la percentuale di debito pubblico italiano detenuta da investitori esteri fosse del 52% prima della crisi del novembre 2011 per scendere al 30% circa oggi; 
(d) flussi di capitale estero legati a fasi pro-cicliche (alti in fasi espansive, bassi o negativi in fasi recessive) e “speculativi”, rispetto ad investimenti strutturali e stabili;
(e) una struttura del debito pubblico più assata sul breve periodo, con duration (durata media del debito residuo) brevi, e quindi più sensibile ad aumenti improvvisi e/o duraturi dei tassi nominali; 
(f) deficit di bilancio pubblico significativi e ripetuti nel tempo; 
(g) inflazione elevata; 
(h) deprezzamento significativo della valuta nazionale. 
La contemporanea presenza di più elementi accresce la vulnerabilità del paese al default, che viene accelerato da un “evento-shock” come la svalutazione improvvisa della moneta o l’abbandono di forme di “aggancio” a monete più forti.

Sine qua non.

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