mercoledì 14 gennaio 2015

QE a chi?

Da modesti “sherpa”, ci permettiamo di sottolineare come nel dibattito sulla attesa, prossima “Quantitative Easing” (QE) della BCE due siano i punti chiave:

(1) che titoli comprerà la BCE

(3) chi venderà i titoli (che ha in portafoglio) alla BCE


Le azioni relative ad (1) e (2) diranno che tipo di QE verrà praticato dalla BCE.


(1) titoli AAA o BBB? la qualità dei titoli che saranno oggetto dell'acquisto BCE non è elemento secondario per capire che tipo di bilancio la BCE avrà dopo la misura di QE; più alto il rating dei titoli acquistati, maggiore solidità del bilancio ma minore liquidità sui mercati "periferici"? Muoviamo al punto successivo.


(2) i venditori dovrebbero (tempo: condizionale) essere banche commerciali dei singoli paesi; la legge-di-Bazzica indurrebbe a dire che i titoli AAA sono detenuti da banche di paesi AAA, e titoli BBB da banche di paesi BBB; se la BCE deciderà di comprare tioli AAA, ne beneficeranno le banche dei paesi AAA che potranno (rectius, potrebbero) utilizzare la liquidità derivante dalla vendita per finanziare le imprese ed i consumatori dei paesi AAA; ragionamento analogo e speculare, nel caso BBB.


Ne deriverebbe  che la decisione sul punto (1) sarà assai rilevante per comprendere la politica di credito, economica, di supporto alle economie europee; la BCE adotterà sicuramente un "cut-off-criterium" per la identificazione del rating minimo accettabile: “chi c'è c'è, chi non c'è non c'è...”; altrettanto chiaro che una Bundesbank tiri a vedere oggetto del QE titoli di rating superiore, e che una BdE ed una Bd'I tirino in direzione opposta ... Super-Mario si dibatte in questo dilemma, e speriamo che non finisca come una nave scossa fra Scilla e Cariddi con le note conseguenze funeree.


Il QE non dovrebbe -- se mai le considerazioni precedenti fossero corrette:  gli sherpa spesso sono dileggiati e solo tardivamente riabilitati ...  -- impattare sul debito dei singoli paesi, perché la BCE non andrà a ridurre il debito pubblico dei singoli paesi (cosa che avverrebbe solo attraverso il riacquisto del debito stesso da parte dei singoli paesi; in alternativa, un "cut-off" del debito stesso in seguito ad un "default" dei singoli paesi che porterebbe ad un "write-off" del valore facciale del debito detenuto dagli investitori: per chiarire il concetto di chi abbia “il cerino in mano…”, si ricordi che per l'Italia circa il 70% degli investitori sono nazionali, quando erano meno del 45% prima della crisi finanziaria), ma andrà a "scambiare" la natura degli "asset" delle banche, che passerebbero da titoli di stato a liquidità e, si  spera, a crediti ad imprese e consumatori.


Lasciateci dubitare che si possa assistere ad una replica della commedia shakespeariana: "Molto rumore per nulla".


Pubblicato il 14.1.2015 su AdviseOnlyBlog

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