I prestiti a
famiglie ed imprese (fonte Banca d’Italia, dati a giugno 2015) erano 1.532.392
milioni di euro, per il 64,2% ad imprese (983.888 milioni) e per il 35,8% a
famiglie (548.505 milioni); secondo la denominazione introdotta dall’ EBA
(European Banking Association) nel primo trimestre 2015, i crediti deteriorati
includono le sofferenze (i prestiti dove il debitore è “in default” e la banca
ha avviato il recupero del credito), gli scaduti o “past due loan” (prestiti il
cui pagamento, anche per interessi, è scaduto da oltre 90 giorni), i
ristrutturati (quando è intervenuto un accordo di riscadenziamento o
ristrutturazione del debito), gli “incagli” (crediti ritenuti, su base
soggettiva, di difficile recupero); a fine giugno 2015, i crediti deteriorati
(che includono tutte le 4 categorie sopra descritte) erano 348.876 milioni, il
22,8% del totale dei prestiti; i prestiti “in bonis” erano pertanto 1.183.516
milioni (il 77,2%).
Mentre il 10,9% dei prestiti alle famiglie (59.993 milioni)
erano crediti deteriorati, tale percentuale era il 29,4% (288.882 milioni) dei
crediti alle imprese, che complessivamente rappresentano quindi l’82,8% di
tutti i crediti deteriorati. E di questi 288.882 milioni di prestiti deteriorati
alle imprese, le sofferenze erano pari a 166.055 milioni (il 16,9% del totale
dei crediti alle imprese).
Se il problema dei prestiti deteriorati è notevole
per l’intero sistema (che ha provveduto a coprire con accantonamenti, nel suo
complesso, il 44,7% del totale dei crediti deteriorati), lo è in misura
significativa per i prestiti alle imprese.
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