“” La Berlino
del dopoguerra era la capitale mondiale del crimine. Ogni giorno venivano
denunciate 240 rapine, con un incremento dell’800 per cento rispetto ai dati
prebellici, ma si sapeva che quella era solo una piccola percentuale del numero
effettivo. Anche le persone protette non potevano considerarsi al sicuro dai
ladri. Bande di bambini saltavano sul retro dei camion e arraffavano tutto
quello su cui riuscivano a mettere le mani. C’erano numerosi casi di soldati
alleati che avevano colpito le mani dei giovani ladri con le baionette per
farli smettere; negli ospedali di Berlino, i medici curavano schiere di bambini
con le dita mozzate. “Ogni concetto di proprietà è andato completamente perduto”
scrisse l’autrice dell’illuminante autobiografia Una donna a Berlino. “Ognuno ruba da chiunque altri, perché ciascuno
è stato a sua volta derubato”. (…)
La moneta
nazista, il Reichsmark, non aveva più nessun valore e i nuovi Occupation Marks,
stampati dagli Alleati nel tentativo di stabilizzare i prezzi e creare una
qualche forma di corso forzoso, ebbero una conseguenza inflazionistica non
prevista dai pianificatori: distorsero i prezzi nel (piccolo) mercato legale
facendoli lievitare a livelli che la maggior parte della gente non poteva
permettersi nel (grandissimo) mercato nero. In un periodo in cui la maggioranza
delle persone fumava, la vera valuta – compresa come tale e usata quotidianamente
– erano le sigarette e, più nello specifico, la marca americana Lucky Strike. Ma
c’era anche un’inflazione delle sigarette: all’inizio del 1946, con una Lucky
Strike si potevano comprare 4 once (circa 100 grammi) di pane, in estate meno
della metà. “Le sigarette hanno assunto un ruolo centrale” affermava un
rapporto inviato al Foreign Office dall’unità economica della Commissione di
controllo britannica. “Insieme al cioccolato e all’alcol provenienti dalle
mense e dai depositi alleati, le sigarette rappresentano probabilmente una
delle più grosse minacce alla stabilità finanziaria del Paese”. Questo punto
venne ripreso anche da un funzionario americano: “Il problema è che, con l’uso
delle sigarette americane come mezzo di scambio, nelle interazioni fra
americani e tedeschi i prezzi diventano del tutto sproporzionati. Con un paio
di stecche di sigarette, per esempio,
potete comprarvi anche un pianoforte: basta solo che abbiate un mezzo
per portarlo via”.
Berlino, stando
a un reporter, “aveva il mercato mero più grande di tutti”, con il suo centro
nel quartiere di Tiergarten, dove “frotte di soldati si radunano per scambi
legali e illegali, incontrando tedeschi che sperano in una vendita rapida.” (…)
I soldati
alleati, e in particolare, gli americani, potevano guadagnare enormi somme di
denaro sul mercato nero grazie a una gigantesca truffa ai danni dei tedeschi e
dei russi disperati (e anche, allo stesso tempo, dei contribuenti americani). Negli
spacci dell’esercito americano – i PX, ossia “Post Exchange” – un soldato
ame3rciano poteva comprare una stecca di Lucky Strike per un dollaro; sul
mercato nero, i sovietici l’avrebbero pagata 100 dollari. Un orologio di Mickey
Mouse costava a un soldato americano 3,95 dollari; un russo lo avrebbe pagato
500 dollari, e forse ne avrebbe sborsati anche 1000 per una macchina
fotografica che all’americano era costata 14,95. Una volta tornato in patria,
con i profitti fatti al Tiergarten un soldato semplice avrebbe anche potuto
comprarsi un’automobile. L’esercito americano stata spedendo più orologi,
cioccolato e macchine fotografiche a Berlino che a tutti i soldati nel resto
del mondo. Ci volle un po’ prima che il dipartimento della Difesa e il
dipartimento di Stato scoprissero quanto stava succedendo. La truffa si basava
sulla stampa della nuova valuta usata dalle truppe alleate, gli Occupation
Marks. In linea con lo spirito di cooperazione fra gli Alleati, le autorità
sovietiche e americane condividevano le matrici delle nuove banconote, che
vennero stampate in numero di gran lunga superiore a quello che sarebbe stato
possibile spendere legittimamente. I soldati americani potevano convertire la
nuova valuta in dollari al cambio di dieci a uno, mentre i militari russi che
venivano pagati in Occupation Marks non potevano portarli in URSS e cambiarli
in rubli: dovevano quindi spenderli in Germania, e lo facevano in orologi, vino
e donne.
L’esercito
americano stava vendendo beni pesantemente sovvenzionati ai soldati e
ricomprava da questi ultimi la nuova moneta, altrimenti priva di valore. (…) La
quantità di Occupation Marks stampati in Russia che erano finiti negli Stati
Uniti era enorme: “I fondi fatti uscire dalla Germania dai militari americani
superavano l’ammontare complessivo delle paghe e delle indennità per un
rapporto di sei o sette a uno” stando a un’indagine condotta da una squadra di
contabili (…).
“Berlino è la
città più immorale del mondo. Corrompe chiunque vi metta piede” (…). Tutte le
autorità d’occupazione fecero dei tentativi, poco convinti, di contenere il
mercato nero, ma per tutto il 1946 riconobbero comunque la sua funzione
essenziale nel nutrire, vestire e dare una casa ai tedeschi. (…) “Non è un’esagerazione
dire che ogni uomo, donna e bambino (…) è coinvolto, chi più chi meno, in qualche
tipo di traffico illegale. Di fatto, per chi non lo fa è quasi impossibile
sopravvivere”.””
Victor
Sebestyen, 1946 La guerra in tempo di pace, pagg 78-81, 2016
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