Nel
1971 nacque il primo mercato azionario elettronico, il NASDAQ; nel 2001 il
trading telematico, a livello globale, pesava per il 26% delle transazioni
azionarie, il 22% di quelle su opzioni, il 13% di quelle su obbligazioni a
reddito fisso, il 10% su derivati, il 3% su valute; a partire dal 2004, ed a
pieno regime dal 2007 quando è entrata in vigore la direttiva Mifid sul superamento
della concentrazione degli scambi, si è avuta un progressivo sviluppo delle
transazioni telematiche: oggi, gli scambi digitali coprono il 96% delle
operazioni su azioni, il 95% di quelle su derivati, l’89% su valute, il 69% su
opzioni, il 56% su obbligazioni a reddito fisso. Ed il trading automatico,
quello basato su e gestito da algoritmi, oggi copre il 66% delle transazioni su
azioni, il 49% di quelle su derivati, il 27% su valute, il 39% su opzioni, il
10% su titoli di stato. L’industria del risparmio gestito è nelle mani
(virtuali) delle macchine: ma i bonus continuano ad essere pagati ai managers.
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