venerdì 2 gennaio 2015

Il trionfo della borghesia. 1848/1875.




“” Negli anni 1860, un nuovo vocabolo entrò nel dizionario economico e politico mondiale: “capitalismo”. (…) Fu il trionfo di una società convinta che lo sviluppo economico poggiasse sull’intrapresa privata concorrenziale, sul successo nel comprare ogni cosa (compresa la forza-lavoro) sul mercato meno caro e nel venderla sul più caro. Un’economia basata su questi presupposti, e quindi poggiante in tutta naturalezza sulle sane fondamenta di una borghesia composta di coloro che l’energia, il merito e l’intelligenza avevano sollevato fino alla loro posizione, e ve li mantenevano, avrebbe creato – si pensava – un mondo in cui non solo la ricchezza materiale fosse equamente ripartita, ma la ragione trionfasse, all’uomo si schiudessero nuove opportunità, e scienze ed arti progredissero, insomma, un mondo di continuo e accelerato progresso materiale e morale.””



“” Mai l’euforia economica nel mondo degli affari fu al suo zenit come nei primi anni Sessanta (dell’Ottocento). (…) Poi venne il crack. Esso fu drammatico anche per i gusti di un periodo che amava le impennate e le tinte forti dei suoi boom economici: 21.000 miglia di ferrovie americane in piena bancarotta, le quotazioni dei titoli tedeschi precipitate del 60% circa fra il culmine del boom e il 1877, e – forse ancor più significativo – ferma quasi la metà degli altiforni nei principali paesi siderurgici del pianeta. Il fiume di emigranti nel Nuovo Mondo si ridusse a un minimo rivoletto. Fra il 1865 e il 1875, assai più di 200.000 ne erano arrivati ogni anno a New York: nel 1877, non superarono i 63.000. Ma, diversamente da più antiche depressioni del grande boom secolare, sembrava che questo non dovesse mai aver fine. Ancora nel 1889, un volume tedesco che si presentava come “introduzione agli studi economici per funzionari e commercianti” osservava che “dal crack di borsa del maggio 1875 (…) la parola crisi è rimasta con solo brevi interruzioni sulle labbra di tutti” – proprio in Germania, cioè nel paese la cui ascesa economica non aveva cessato in questo periodo di essere spettacolare! Alcuni storici hanno messo in dubbio l’esistenza di quella che si è chiamata la Grande Depressione dal 1873 al 1896; ed è vero che essa non fu nulla di così drammatico come quella dal 1929 al 1934, quando l’intero meccanismo dell’economia mondiale rischiò clamorosamente di arrestarsi. Ma i contemporanei non ebbero il minimo dubbio che il grande boom fosse stato seguito da una grande depressione.””


Eric Hobsbawm, “Il trionfo della borghesia. 1848/1875”, Laterza, 1994, pg. 3 - 56

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