Da modesti “sherpa”,
ci permettiamo di sottolineare come nel dibattito sulla attesa, prossima “Quantitative
Easing” (QE) della BCE due siano i punti chiave:
(1) che
titoli comprerà la BCE
(3) chi
venderà i titoli (che ha in portafoglio) alla BCE
Le azioni
relative ad (1) e (2) diranno che tipo di QE verrà praticato dalla BCE.
(1) titoli
AAA o BBB? la qualità dei titoli che saranno oggetto dell'acquisto BCE non è
elemento secondario per capire che tipo di bilancio la BCE avrà dopo la misura
di QE; più alto il rating dei titoli acquistati, maggiore solidità del bilancio
ma minore liquidità sui mercati "periferici"? Muoviamo al punto
successivo.
(2) i
venditori dovrebbero (tempo: condizionale) essere banche commerciali dei
singoli paesi; la legge-di-Bazzica indurrebbe a dire che i titoli AAA sono
detenuti da banche di paesi AAA, e titoli BBB da banche di paesi BBB; se la BCE
deciderà di comprare tioli AAA, ne beneficeranno le banche dei paesi AAA che
potranno (rectius, potrebbero) utilizzare la liquidità derivante dalla vendita
per finanziare le imprese ed i consumatori dei paesi AAA; ragionamento analogo
e speculare, nel caso BBB.
Ne
deriverebbe che la decisione sul punto
(1) sarà assai rilevante per comprendere la politica di credito, economica, di
supporto alle economie europee; la BCE adotterà sicuramente un
"cut-off-criterium" per la identificazione del rating minimo
accettabile: “chi c'è c'è, chi non c'è non c'è...”; altrettanto chiaro che una
Bundesbank tiri a vedere oggetto del QE titoli di rating superiore, e che una
BdE ed una Bd'I tirino in direzione opposta ... Super-Mario si dibatte in
questo dilemma, e speriamo che non finisca come una nave scossa fra Scilla e
Cariddi con le note conseguenze funeree.
Il QE non
dovrebbe -- se mai le considerazioni precedenti fossero corrette: gli sherpa spesso sono dileggiati e solo
tardivamente riabilitati ... --
impattare sul debito dei singoli paesi, perché la BCE non andrà a ridurre il
debito pubblico dei singoli paesi (cosa che avverrebbe solo attraverso il
riacquisto del debito stesso da parte dei singoli paesi; in alternativa, un
"cut-off" del debito stesso in seguito ad un "default" dei
singoli paesi che porterebbe ad un "write-off" del valore facciale
del debito detenuto dagli investitori: per chiarire il concetto di chi abbia “il
cerino in mano…”, si ricordi che per l'Italia circa il 70% degli investitori
sono nazionali, quando erano meno del 45% prima della crisi finanziaria), ma
andrà a "scambiare" la natura degli "asset" delle banche,
che passerebbero da titoli di stato a liquidità e, si spera, a crediti ad imprese e consumatori.
Lasciateci
dubitare che si possa assistere ad una replica della commedia shakespeariana:
"Molto rumore per nulla".
Pubblicato il 14.1.2015 su AdviseOnlyBlog
Pubblicato il 14.1.2015 su AdviseOnlyBlog
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