In
Italia gli studenti hanno 13 settimane di vacanze estive (come in Turchia,
Lituania, Lettonia); in Germania, Danimarca, UK le settimane di vacanza sono 6.
Si possono fare molti confronti sul diverso livello di competenze e conoscenze
fra gli studenti italiani e quelli europei, e mondiali, su aspetti quali
scolarità, livello di apprendimento, capacità cognitive linguistiche tecniche,
alternanza studio/lavoro.
I ragazzi italiani sono dietro i pari età europei in
troppe discipline.
Parlare di vacanze da ridurre senza aver un quadro di riferimento di che cosa possa e debba essere la scuola,
di quali obiettivi siano da perseguire ad un tempo formativi e culturali, da un
lato, e di preparazione al lavoro, dall’altro, sembra cosa vana: se non si ha
una idea di quale società futura si vuole creare e migliorare si corre il
persistente rischio di formare persone che non troveranno occupazione in Italia
per una carenza di offerta (ed allora la emigrazione di “cervelli” sarà la
scelta “normale”, con tutti i danni collegati ed i costi sostenuti nella
istruzione) o di inadeguatezza della domanda rispetto ai bisogni di industria,
commercio, servizi.
Tutto nel segno della Pubblica (D)Istruzione.