Un estratto di questo articolo è stato pubblicato su AdviseOnlyBlog, nella rubrica #IlGraffio, in data 17 marzo 2015.
La Grande Madre
Russia, spesso riferita come l’Orso Siberiano, è un paese dai molti volti e dai
grandi numeri: la più grande estensione geografica del pianeta (17.098.242 km²), 143,5 milioni di abitanti (con una densità di
8,3 persone/ km²) con elevata scolarità e per l’80% Russi etnici, risorse
naturali enormi: legname, terre coltivabili, minerali, gas e petrolio, con una produzione annua di
circa 3.750 milioni di barili (secondo produttore dopo l’Arabia Saudita con
4.070 milioni annui) e riserve accertate di 88.200 milioni di barili (bbl),
pari al 5,3% delle riserve mondiali, con una vita media residua stimata in 21,5
anni (l’Arabia Saudita ha riserve di 265.500 milioni bbl -- dopo il Venezuela
che ne potrebbe ancora estrarre 296.500 milioni bbl -- e con una vita residua delle
riserve ampiamente superiore: 61,8 anni).
Il
PIL nominale della Russia di 2.020.813 milioni di USD (2014) la pone al nono
posto mondiale, mentre il PIL nominale pro capite è di 14.317 USD (2014), al
53° posto mondiale.
Una
economia largamente dipendente dal petrolio che pesa per il 16% del PIL (stima:
324.770 milioni di USD), per il 70% delle sue esportazioni (seguite da
minerali, gas, legnami ed armi che generano 15.700 milioni di USD di
esportazioni) e che copre oltre la metà del gettito fiscale russo.
Da
inizio 2014 la Russia è entrata in una fase economica recessiva, per ragioni
politiche (crisi ucraina) ed economiche (con il prezzo del petrolio che è rapidamente
sceso dai 90-100 115$/bbl del periodo 2013-2014, a meno di 80$/bbl ad ottobre
2014, e poi ancora a livelli inferiori, sino agli attuali 45-50$/bbl). Il tasso
ufficiale di disoccupazione è il 5,5% (ma la popolazione censita sotto il
livello di povertà era il 12,6% a settembre 2014), con una forza-lavoro di 75,9
milioni di persone.
Il
debito pubblico è pari al 9,2% del PIL; il debito russo detenuto da soggetti
esteri è di 599.000 milioni di USD (gennaio 2015; era 679.422 milioni a
settembre 2014); le riserve ufficiali erano di 478.000 milioni di USD a giugno
2014 (ultimo dato disponibile), composte per il 10% circa da oro, ponendo la
Russia al 5° posto nel mondo per riserve ufficiali; a tali disponibilità si
aggiungono 87.400 milioni USD del Fondo di Riserva e 88.600 milioni USD del
Fondo di Benessere Nazionale. Questi dati finanziari sottolineano la
sostanziale “capacità di rimborso” della Russia, anche nel medio termine.
In
questi ultimi mesi il cambio Rublo/USD ha subito un netto peggioramento, per le
ragioni sopra-esposte: se il 14 marzo 2014 erano sufficienti 36,36 rubli per
acquistare 1 USD, il 16 dicembre 2014 ci volevano 68 rubli, e venerdì 12 marzo
2015 il cambio era di 61,18 rubli/USD: un peggioramento del 68% in 12 mesi. La
Banca Centrale Russa, per fronteggiare il deflusso di investimenti (i FDI, gli
investimenti di imprese estere in Russia, sono stimate in 552.800 milioni USD)
e depositi bancari (sono “usciti” 151.500 milioni USD nel 2014, di cui 45.321 milioni dovuti al rimborso di prestiti
contratti dalle banche e 72.685 milioni per rimborsi del settore industriale e
legati alle misure di embargo internazionale), ha disposto interventi “senza
limiti di tempo, senza necessità di preavviso” per sostenere il rublo, portando
il tasso ufficiale di sconto al 14% (dato al 13.3.2015); il prezzo del Bond 10
anni è 72, con un rendimento del 13,1% (13.3.2015); lo spread sui CDS (Credit
Default Swap) è di 470 pb (sceso dai 590 bp del gennaio 2015), con una
probabilità di default stimata del 6,5% nei prossimi 12 mesi. Le Agenzie di
rating hanno abbassato la valutazione del debito russo a “below investment
grade” (Moody’s Ba1, Fitch BBB-, S&P’s BB-, cioè “junk”).
L’inflazione
annua è in rapida crescita al 16,2% (febbraio 2015).
Il petrolio è
“gloria e dannazione” dell’Orso Siberiano: rappresenta la maggiore fonte di
ricchezza attuale (e prospettica, ma non oltre i prossimi 20 anni, con una vita
media residua di 21,5 anni), crescente nelle fasi “bullish”, ma anche un
rischio nelle fasi “bearish” dell’oro nero, come in questa fase economica.
Ma quanto
“pesa” e “conta” questo rischio, in termini economici, e non solo?
“Vox populi”
rimarca la vulnerabilità della Russia (al pari di altri paesi) alla “guerra dei
prezzi del petrolio”, sottolineando che il prezzo del petrolio (soggetto alle
regole di domanda ed offerta, del mercato finanziario, delle ragioni
“geo-politiche”, di una supposta “regia”,…) è utilizzato come “arma” strategica
nel grande risiko politico internazionale.
In termini
pratici ed effettuali, la riduzione del prezzo del barile di petrolio da 100 a
60 USD/bbl significa per la Russia, su base annua, un minor fatturato di 150
miliardi USD; a questi livelli, 1/3 delle sue riserve ufficiali. Un forte
impatto negativo, ma non “devastante”.
Se poi convertiamo i dollari in rubli, oggi si ottengono 25 rubli in più
per ogni dollaro rispetto a 12 mesi fa; e per ogni barile di petrolio estratto,
a 50 dollari/bbl, i rubli incassati sono 3.050 (a 61 rubli/USD), mentre erano
3.500 (a 35 rubli/USD) un anno fa con un barile a 100 USD; mancano 450 rubli
per ogni barile estratto, circa il 15% in meno. I costi della “macchina russa”
sono in rubli e non in dollari, e la situazione diventa allora meno difficile,
forse sostenibile per superare la fase di bassi prezzi del petrolio.
Se la politica
russa appare imprevedibile agli occidentali, i sui dati finanziari mostrano una
scena più prevedibile: il merito di credito russo (“below investment grade”) è
“sotto-valutato” se si guarda a potenziale economico, livello del debito
pubblico e privato con finanziatori esteri; il rublo ha raggiunto un livello
basso che può essere considerato un minimo da cui ripartire per un lento
constante apprezzamento della valuta russa; la valutazione attuale del debito
russo è da considerare interessante (quotazione a 72 del Bond 10 anni, con
rendimento al 13%) per un paese in accettabili condizioni finanziarie generali.
E se il prezzo
del petrolio si riportasse verso l’area 75-80 USD/bbl, l’inverno sarebbe meno
rigido.
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