lunedì 16 marzo 2015

Rischio sovrano in portafoglio.



La percentuale di titoli di stato detenuti da banche ed assicurazioni è cresciuto in modo rilevante negli ultimi anni: fatto 100 l’indice 2008 come percentuale sugli attivi di bilancio, per le assicurazioni esso è 230 per le assicurazioni residenti in “paesi sotto stress” (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda) e 160 per gli altri paesi UE; per le banche dei “paesi sotto stress” oltre l’8% degli attivi è rappresentato da titoli di stato, contro il 3% degli altri paesi. Il portafoglio di proprietà degli intermediari finanziari è “pieno” di titoli di stato. Il Comitato europeo per il rischio sistemico (ESRB), composto anche da rappresentanti della BCE, solleva un tema cruciale: il debito sovrano può essere considerato privo di rischio, o sono necessarie revisioni delle regole sulla loro valutazione? Gli “esperti” sono divisi fra chi si limita a proporre l’adozione di una maggiore ponderazione del rischio sui titoli sovrani ed una maggiore diversificazione degli investimenti, e chi propende per l’adozione di politiche fiscali che assicurino la sostenibilità del debito pubblico. Il rapporto ESRB “”sostiene che, da un punto di vista macro-prudenziale, l’attuale quadro regolamentare può aver condotto a un investimento eccessivo in debito pubblico da parte delle istituzioni finanziarie””, evidente dopo l’avverarsi delle crisi finanziaria globale e dell’eurozona. Ne deriverebbe che il debito sovrano non è privo di rischi e che i requisiti di liquidità delle banche (basati sulla consistenza di titoli pubblici in portafoglio) debbano essere modificati in senso restrittivo.

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