La percentuale di titoli di stato detenuti da banche ed
assicurazioni è cresciuto in modo rilevante negli ultimi anni: fatto 100
l’indice 2008 come percentuale sugli attivi di bilancio, per le assicurazioni
esso è 230 per le assicurazioni residenti in “paesi sotto stress” (Italia,
Spagna, Grecia, Portogallo, Irlanda) e 160 per gli altri paesi UE; per le
banche dei “paesi sotto stress” oltre l’8% degli attivi è rappresentato da
titoli di stato, contro il 3% degli altri paesi. Il portafoglio di proprietà
degli intermediari finanziari è “pieno” di titoli di stato. Il Comitato europeo
per il rischio sistemico (ESRB), composto anche da rappresentanti della BCE,
solleva un tema cruciale: il debito sovrano può essere considerato privo di
rischio, o sono necessarie revisioni delle regole sulla loro valutazione? Gli
“esperti” sono divisi fra chi si limita a proporre l’adozione di una maggiore
ponderazione del rischio sui titoli sovrani ed una maggiore diversificazione
degli investimenti, e chi propende per l’adozione di politiche fiscali che
assicurino la sostenibilità del debito pubblico. Il rapporto ESRB “”sostiene
che, da un punto di vista macro-prudenziale, l’attuale quadro regolamentare può
aver condotto a un investimento eccessivo in debito pubblico da parte delle istituzioni
finanziarie””, evidente dopo l’avverarsi delle crisi finanziaria globale e
dell’eurozona. Ne deriverebbe che il debito sovrano non è privo di rischi e che
i requisiti di liquidità delle banche (basati sulla consistenza di titoli
pubblici in portafoglio) debbano essere modificati in senso restrittivo.
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