Nel mondo, ogni anno si consumano 4,13 miliardi di tonnellate di
petrolio, il 32,4% del fabbisogno energetico mondiale, seguito da carbone (30,4%)
e metano (23,9%). Il mondo non può rinunciare al petrolio: il 95% del trasporto
mondiale su strada funziona grazie all’idrocarburo (ed ai suoi derivati); ne
deriva che gli alti ed i bassi dei prezzi del petrolio condizionano e “guidano”
l’economia mondiale, dispensando fortune e disgrazie ai paesi: secondo il WSJ,
con la riduzione del prezzo da 115$/barile (giugno 2014) agli attuali
60$/barile, l’Arabia Saudita avrebbe accusato un deficit di 117 miliardi di US$
nelle sue entrate e la Russia 100 miliardi di US$ (con una contrazione del 5%
del PIL). In Italia, il prezzo del carburante è sottoposto ad un pesante carico
fiscale: su un prezzo di vendita alla pompa di 1,512 euro/litro per la benzina,
1 euro se ne va fra IVA (0,272 euro) ed accise (0,728 euro) e 0,512 euro è il
prezzo industriale della benzina; è il prezzo industriale che varia all’aumento
od alla diminuzione del prezzo del petrolio, mentre la componente “tasse” è
largamente incomprimibile; le accise pesano, oggi, per il 48% del prezzo della
benzina, cui si aggiunge il 22% di IVA, e lo stesso vale per il gasolio.
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