“”Pessima la
banca di cui siano padroni i clienti o gruppi di clienti. (…) Quando il cliente
ossia l’industriale bisognoso di denari diventa padrone della banca, egli
impresterà a se stesso i depositi non coll’occhio rivolto alla sicurezza di
essi e al vantaggio degli azionisti, bensì nella mira di favorire se stesso,
colla sua qualità di debitore della banca. L’acquisto di azioni e la padronanza
del consiglio di amministrazione hanno lo scopo di far servire i depositi
bancari ai suoi fini industriali. I fini possono essere utilissimi e alti; ma
di ciò deve essere giudice un banchiere indipendente. Non si può essere insieme
padrone e cliente, giudice e parte. La figura del cliente sopraffà l’altra. Chi
controllerà se gli sconti siano approvabili, se il richiedente lo sconto è
signore della banca la quale concede gli sconti?””
(Corriere della
Sera, 15 aprile 1924)
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