Entro marzo 2015 dovrebbe essere definito il “piano
di tutti i piani” sulla riduzione delle società partecipate da Comuni,
Province, Regioni, Università e Camere di Commercio, una rivisitazione e
ripresa del “piano Cottarelli” sinora messo nel fondo del cassetto del governo;
un piano che dovrebbe essere operativo entro fine 2015, ma che dovrà “amalgamarsi”
con le misure di riordino delle partecipazione, previste dalla delega
legislativa sulla riforma della P.A. (che avanza a passo assai lento in Senato).
Il rischio dello slittamento alle “calende greche” è notevole, per un “piano di
tutti i piani” che si prefigge: fusioni delle partecipate locali, chiusura
delle “scatole vuote” (dove vi sono amministratori, ma non dipendenti: anomalia
italiana?), risparmi ricavabili dalla razionalizzazione delle partecipate e
delle municipalizzate, efficienza nella gestione dei flussi di spesa,
alleggerimento dei compiti oggi demandati alla “macchina statale”. Il MEF stima
in 16,5 miliardi l’impatto sui conti pubblici 2015: per un piano che a marzo
deve ancora mettersi ai blocchi di partenza, si può solo dire che è un “vaste
programme”.
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