domenica 8 febbraio 2015

Dubbi UE sulla “reverse charge” sull’IVA.



Per migliorare i conti della legge di stabilità 2015, il governo Renzi ha deciso la c.d. “reverse charge” sull’IVA per la Grande Distribuzione, con la previsione che l’IVA sugli acquisti da parte della GD verrebbe versata dall’acquirente GD all’Erario, e non incassata dal venditore (che sarebbe costretto a chiedere il rimborso IVA all’Erario, con i tempi della P.A.). In via preventiva, la UE ha informato il governo italiano che la “reverse charge all’italiana” è una deroga non compatibile col regime IVA comunitario, ed andrà profondamente rivista (analoghi dinieghi ci furono per Germania ed Austria, in passato). La misura viene considerata un “prestito forzoso” concesso all’Erario da parte degli (incolpevoli) fornitori, valutata in 750 milioni di euro (su un totale di 4.500 milioni di misure fiscali straordinarie richieste al governo italiano per rientrare nei “parametri” di miglioramento del deficit e del debito). E sembra altresì debole la giustificazione addotta della sensibilità ed esposizione alle frodi del settore della GD. Il “no” europeo, se confermato, obbligherà il governo ad una ulteriore “misura creativa”, arte patria delle meno nobili ma sempre assai praticate.

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