domenica 8 febbraio 2015

La leva che fa saltare il banco.


Evocato temuto od inatteso, il “cigno nero” ogni tanto arriva: è accaduto con la decisione della Banca centrale svizzera di abbandonare l’ancoraggio del franco svizzero all’euro, che in poche ore è passato da 1,20 contro euro a 0,85, scatenando una “tempesta” sul mercato dei cambi. Molti operatori (“trader”) che avevano impostato operazioni a leva sul mercato dei cambi hanno visto le loro posizioni chiudersi a livelli di cambio diversi da quelli previsti, col risultato di perdere il portafoglio così investito (cosa avvenuta per chi avesse operato con una leva di 3:1 o superiore, livelli non inusuali nel mercato “forex”) e accumulare passivi. Per compensare le posizioni in perdita dei clienti sono intervenuti i “broker” (intermediari) a garanzia, col risultato che alcuni operatori internazionali sono andati vicini al “crack”. Per contratto, i clienti devono integrare le perdite sofferte anche oltre le somme depositate sul conto; è prevedibile una coda di reclami, che potrebbero sfociare in cause, visto che non sono scattati i c.d. “stop loss” che si attivano in modo automatico quando la posizione del cliente va in perdita, circostanza che appare inusuale ed imprevista. “”L’intervento della Banca Centrale Svizzera è stato un evento straordinario che ha richiesto e richiede ancor oggi un’attenta e accurata verifica e una serie di approfondimenti”” in una vicenda che coinvolge un numero significativo di “trader” privati, i soliti componenti il “parco buoi”, e che ha fatto scattare le indagini della Consob sui “broker” comunitari autorizzati ad operare in Italia (meno di 10), volte a conoscere il numero dei clienti coinvolti, gli ammontari in discussione, le modalità di intervento previste dai “broker”; cui si aggiungono i “broker” che operano in “libera prestazione di servizi” senza succursale italiana (soggetti a vigilanza nei paesi di origine); ed un numero imprecisato di “broker” privi di autorizzazione e licenza che operano su piattaforme on-line “abusive”: nel 2014, la Consob ha sottoposto a verifica 505 siti internet (furono 433 nel 2013), di cui 140 sono risultati abusivi (erano 115 nel 2013), talora operando  senza contratto scritto.

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