domenica 8 febbraio 2015

La storia infinita del Catasto.


Decenni di discussioni sulla revisione del Catasto sembravano alfine giunti al termine con la riforma presentata dal governo, in discussione finale fra il 20 febbraio ed il 26 marzo 2015. Ci sarà bisogno di una ulteriore proroga. Due i temi che richiedono un supplemento, l’ennesimo, di approfondimento: la formazione delle zone su cui costruire le “funzioni catastali” che serviranno a definire i nuovi valori patrimoniali e locativi di 63 milioni di immobili; per ammissione della Agenzia delle Entrate, per le 30.000 micro-zone disegnate dal Catasto non ci sono dati sufficienti per elaborare funzioni statistiche affidabili. La mancanza di dati deriva dalla scelta di basarsi solo su quelli desunti dagli atti di compravendita (scesi del 24% negli ultimi anni), che in 6.158 comuni (il 64% dei casi) sono stati inferiori a 100 atti. Secondo tema è quello delle modalità di notifica delle nuove rendite, che dovrebbe avvenire mediante affissione all’albo pretorio del comune (retaggio secolare), ma che nella delega data al governo è stata superata dalla decisione di indicare come mezzo di comunicazione la sola notifica al soggetto interessato (il proprietario dell’immobile). Deroghe su deroghe, si dibatte se la comunicazione al soggetto interessato sia valida e legittima solo se accompagnata dall’affissione all’albo pretorio, oppure se viene indirizzata con altri mezzi come quello telematico (e-mail), peraltro non ancora meglio identificati: “”ci sono perplessità sul piano costituzionale. L’accesso on-line ai provvedimenti modificativi delle rendite catastali non può essere un mezzo di conoscenza adottabile per tutti i soggetti proprietari di immobili sul territorio statale: richiede, infatti, disponibilità di strumentazione e conoscenze informatiche che non si può pensare possiedano tutti””.

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