martedì 3 marzo 2015

L’economia va a petrolio.



Nel mondo, ogni anno si consumano 4,13 miliardi di tonnellate di petrolio, il 32,4% del fabbisogno energetico mondiale, seguito da carbone (30,4%) e metano (23,9%). Il mondo non può rinunciare al petrolio: il 95% del trasporto mondiale su strada funziona grazie all’idrocarburo (ed ai suoi derivati); ne deriva che gli alti ed i bassi dei prezzi del petrolio condizionano e “guidano” l’economia mondiale, dispensando fortune e disgrazie ai paesi: secondo il WSJ, con la riduzione del prezzo da 115$/barile (giugno 2014) agli attuali 60$/barile, l’Arabia Saudita avrebbe accusato un deficit di 117 miliardi di US$ nelle sue entrate e la Russia 100 miliardi di US$ (con una contrazione del 5% del PIL). In Italia, il prezzo del carburante è sottoposto ad un pesante carico fiscale: su un prezzo di vendita alla pompa di 1,512 euro/litro per la benzina, 1 euro se ne va fra IVA (0,272 euro) ed accise (0,728 euro) e 0,512 euro è il prezzo industriale della benzina; è il prezzo industriale che varia all’aumento od alla diminuzione del prezzo del petrolio, mentre la componente “tasse” è largamente incomprimibile; le accise pesano, oggi, per il 48% del prezzo della benzina, cui si aggiunge il 22% di IVA, e lo stesso vale per il gasolio.

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