sabato 21 marzo 2015

Start-up, la fatica italiana.



L’indice GEI (che misura la capacità di un paese di creare le condizioni favorevoli alle imprese innovative) pone l’Italia al 49° posto, con un punteggio di 41; Stati Uniti al 1° posto con 85 punti, seguiti da Canada (82 punti), Australia (78 punti), Regno Unito (73 punti). 
Le società “small business”, secondo la Small Business Administration del governo USA, “”sono un veicolo di mobilità sociale, occupazione e valorizzazione del capitale umano””. 
Le “start-up” italiane sono cresciute negli ultimi anni attraendo i “business angel”, investitori “della prima ora”, che intervengono nella fase del prototipo, con investimenti fra 300.000 ed 800.000 euro; nella fase successiva al vero e proprio “start-up” occorrono ulteriori fondi, tipicamente forniti dai “venture capital”, che però sono poco diffusi in Italia. Facile indovinare dove le “start-up” cercano la “ventura”.

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