domenica 21 giugno 2015

Default, ma al minimo.



Nel 2014, i fallimenti di società con rating S&P sono stati 60 (45 quelli di società con rating attivo ad inizion anno) per un controvalore delle emissioni obbligazionarie corporate andate in default di 91,6 miliardi US$, contro i 97,3 miliardi del 2013; le imprese USA sono state il 55% dei default, quelle dei paesi emergenti il 25%. In una situazione di tassi bassi su un periodo di tempo prolungato, la capacità di rimborso dei debitori è migliorata, ma “il rischio di un aumento dei tassi di interesse, specialmente se improvviso, potrebbe creare problemi nella capacità finanziaria e quindi nel rating di debitori con livelli molto elevati di debito e con business mediocri”. Anche per i debitori sovrani la situazione è stabile, con un solo default avvenuto nel 2014, quello argentino. Dal 1975 al 2014, una analisi storica evidenzia che i paesi con rating alti mostrano una maggiore stabilità del loro merito di credito: nel periodo considerato, il 96,8% dei paesi con rating AAA hanno mantenuto il proprio rating nei 12 mesi successivi, e per i paesi con rating BB tale percentuale è stata l’87,4%; la metodologia di rating sembra essere un buon indice dell’affidabilità del debitore emittente; su 127 rating governativi esistenti ad inizio 2014, 95 sono rimasti stabili, 11 sono stati alzati, 19 sono stati abbassati (e fra questi, l’Italia).

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