sabato 20 giugno 2015

L’arte nel forziere svizzero.



La Svizzera, sede della prestigiosa Art Basel, attrae da sempre collezionisti da tutto il mondo per quell’”unicum” fatto di discrezione, stabilità politica, finanziaria, bancaria e bassa fiscalità (IVA all’8%); anche se il paese non rientra nella classifica Larry’s List che riporta i 10 paesi che ospitano i grandi collezionisti, la Svizzera vede transazioni in asta di 24,6 miliardi di euro su un totale mondiale di 52,1 miliardi, è il terzo importatore di arte ed il quarto esportatore di arte ed antiquariato (dopo USA e UK), risultando un importatore netto (352 milioni di euro di sbilancio). In Svizzera è possibile pagare in contanti sino a 100.000 franchi, ben al di sopra dei 7.500 euro ammessi in UE ed ai 10.000 US$ negli USA; sopra tale limite, un compratore in Svizzera deve pagare con carta di credito od altro strumento monitorato (bonifico), od il venditore deve assicurarsi della provenienza legale dei fondi; un mercato considerato poco trasparente, opaco, che può favorire transazioni di riciclaggio: “manipolazioni, conflitti di interesse e opacità: ciò che accade nel mercato dell’arte, con pagamenti in contanti, mi ricorda il segreto bancario di 30 anni fa. Tutti sanno che cosa sta succedendo, ma nessuno vuole pensare alle conseguenze” nelle parole di un noto avvocato e professore all’Università di Losanna. Pecunia non olet?

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