sabato 6 febbraio 2016

Quando i bond vanno “sotto”.


Secondo un recente studio di una banca internazionale (BNPParibas), su 39.385 miliardi US$ di obbligazioni governativi nel mondo, il 14%, pari a 5.500 miliardi US$, ha un rendimento negativo (erano 3.000 miliardi l’anno scorso), il 42% un rendimento compreso fra zero e l’1%, ed il 44% superiore all’1%. 
Inflazione bassa, oggi ed in prospettiva, e modesta percezione del rischio-emittente (poiché le banche centrali hanno fatto e fanno Quantitative Easing “a mani basse”) sono le cause di questa “rivoluzione”. 
In molti paesi i tassi attivi sui depositi bancari sono negativi: il risparmiatore “paga” per tenere i soldi in banca, in Europa ed in Giappone. 
Trattandosi di obbligazioni a reddito fisso, la ricerca della “sicurezza” ha portato al paradosso di quotazioni (prezzi) sempre più alti e rendimenti attuali sempre più bassi, anche per scadenze fino a 7 anni (come per i Bund tedeschi) e 15 anni (per i titoli svizzeri). 
La domanda di titoli di stato che offrono rendimenti (anche solo leggermente) positivi ne fa “schizzare” i prezzi, con effetti positivi solo per le finanze pubbliche, che in tal modo riducono il costo del servizio del debito, e negativi per gli investitori. 
E quando l’inflazione tornerà a farsi sentire, saranno dolori per i portafogli obbligazionari.

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