venerdì 29 gennaio 2016

I deteriorati.



I prestiti a famiglie ed imprese (fonte Banca d’Italia, dati a giugno 2015) erano 1.532.392 milioni di euro, per il 64,2% ad imprese (983.888 milioni) e per il 35,8% a famiglie (548.505 milioni); secondo la denominazione introdotta dall’ EBA (European Banking Association) nel primo trimestre 2015, i crediti deteriorati includono le sofferenze (i prestiti dove il debitore è “in default” e la banca ha avviato il recupero del credito), gli scaduti o “past due loan” (prestiti il cui pagamento, anche per interessi, è scaduto da oltre 90 giorni), i ristrutturati (quando è intervenuto un accordo di riscadenziamento o ristrutturazione del debito), gli “incagli” (crediti ritenuti, su base soggettiva, di difficile recupero); a fine giugno 2015, i crediti deteriorati (che includono tutte le 4 categorie sopra descritte) erano 348.876 milioni, il 22,8% del totale dei prestiti; i prestiti “in bonis” erano pertanto 1.183.516 milioni (il 77,2%). 
Mentre il 10,9% dei prestiti alle famiglie (59.993 milioni) erano crediti deteriorati, tale percentuale era il 29,4% (288.882 milioni) dei crediti alle imprese, che complessivamente rappresentano quindi l’82,8% di tutti i crediti deteriorati. E di questi 288.882 milioni di prestiti deteriorati alle imprese, le sofferenze erano pari a 166.055 milioni (il 16,9% del totale dei crediti alle imprese). 
Se il problema dei prestiti deteriorati è notevole per l’intero sistema (che ha provveduto a coprire con accantonamenti, nel suo complesso, il 44,7% del totale dei crediti deteriorati), lo è in misura significativa per i prestiti alle imprese.

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