giovedì 7 gennaio 2016

Siamo tutti un po’ robot.




Nel 1971 nacque il primo mercato azionario elettronico, il NASDAQ; nel 2001 il trading telematico, a livello globale, pesava per il 26% delle transazioni azionarie, il 22% di quelle su opzioni, il 13% di quelle su obbligazioni a reddito fisso, il 10% su derivati, il 3% su valute; a partire dal 2004, ed a pieno regime dal 2007 quando è entrata in vigore la direttiva Mifid sul superamento della concentrazione degli scambi, si è avuta un progressivo sviluppo delle transazioni telematiche: oggi, gli scambi digitali coprono il 96% delle operazioni su azioni, il 95% di quelle su derivati, l’89% su valute, il 69% su opzioni, il 56% su obbligazioni a reddito fisso. Ed il trading automatico, quello basato su e gestito da algoritmi, oggi copre il 66% delle transazioni su azioni, il 49% di quelle su derivati, il 27% su valute, il 39% su opzioni, il 10% su titoli di stato. L’industria del risparmio gestito è nelle mani (virtuali) delle macchine: ma i bonus continuano ad essere pagati ai managers.

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