martedì 28 ottobre 2014

Di burocrazia si muore, ma non si risorge.



Sul Sole di giovedì 17 ottobre 2012 (duemiladodici), a pg. 49 è pubblicata la lettera di un imprenditore che descrive la sua personale esperienza, non dissimile da quella di molti, troppi suoi colleghi. Crediamo non necessiti di commenti: 

 “”Sono Livio Sandri, titolare della Sandri Serramenti srl, azienda di famiglia da tre generazioni produttrice di infissi con una ventina di dipendenti che sta resistendo direi molto bene alla crisi attuale grazie all'export. La storia che vi voglio raccontare è "piccola" ma probabilmente è l'emblema delle condizioni in cui si trova l'Italia "grazie" ad un apparato pubblico dannoso per la competitività. Nel 2011 trasferiamo l'azienda e gli uffici in un nuovo stabile che si trova sulla statale del Brennero, a poche decine di metri dal fiume Adige. Due mesi fa, decido di tinteggiare l'esterno del capannone di un colore bianco. Faccio fare un preventivo al tinteggiatore e poi mi metto d'accordo con lui per iniziare i lavori alla fine di ottobre 2012. Mentre sto viaggiando in macchina per lavoro, mi viene in mente di incaricare una delle mie collaboratrici di chiedere all'ufficio tecnico del mio Comune se per caso non ci voglia una qualche sorta di kafkiana autorizzazione per un intervento di tanta importanza. Vuoi vedere - mi dico - che un ostacolo lo hanno inventato! La mia collaboratrice chiama in Comune e come risposta le confermano i miei timori. Dato che il capannone (esistente da decenni) è nella zona di rispetto dell'Adige, è necessario: fare richiesta alla sovrintendenza ai beni ambientali di Verona (il minuscolo è voluto) che, se ne ha voglia, risponde in 60 giorni. Ottenuta la delibera, inviarla all'ufficio tecnico del Comune che, entro 20 giorni deve dare parere sulla faccenda (naturalmente, si affretta a dire l'impiegato comunale, per il colore bianco non c'è alcun problema ma la procedura deve essere rispettata ugualmente). Il tutto corredato da una relazione tecnica di un professionista (geometra o architetto) dal costo non precisato (oltre a bolli, versamenti vari ecc. ecc. ecc.). Dopo un rapido CdA la nostra decisione è stata questa: la Sandri Serramenti il lavoro lo farà senza richiedere alcuna autorizzazione, in quanto ciò che andremo ad eseguire non sarà di tinteggiare il capannone ma di pulire l'intonaco e il colore esistenti. Il bianco, come se servirà andremo a dichiarare, c'era già. Noi lo abbiamo solo pulito facendo una semplice manutenzione. Di casi di burocrazia senza senso ne avrei a decine da raccontare ma credo che questo piccolo bullone nell'ingranaggio del tritacarne burocratico italiano sia esaustivo del perché in Italia non viene più nessuno ad investire (e vorrei anche vedere). Credo che quando il mio socio dice che mandare avanti un'azienda oggi in Italia è da "kamikaze" dica una grande verità. Io credo che la situazione in cui ci troviamo sia il risultato di decenni di malgoverno a cui tutti (me compreso) abbiamo o partecipato o accondisceso per scarso senso della Democrazia o partecipazione alla vita pubblica. Abbiamo delegato a degli incompetenti (bisognerebbe usare aggettivi più offensivi per non eccedere nei complimenti) faccende che ci riguardano tutti e non credo che le prossime elezioni possano cambiare le cose. Qui la Nazione è da rifondare dalla sua base (una nuova Costituente) per provare a ricostruire qualcosa di serio sulle attuali macerie. Volargne di Dolcè (VR) Livio Sandri”

Nessun commento:

Posta un commento