giovedì 2 ottobre 2014

Tagli rinviati nelle regioni.





La riforma costituzionale varata dal governo, per i “costi politici regionali”, prevede una regola semplice: nessuno potrà guadagnare più del sindaco del capoluogo. Ma il diavolo, notoriamente, si annida nei dettagli: nella bozza del 12 marzo 2014 il tetto era previsto per gli “emolumenti complessivamente spettanti” a presidente/governatore, assessori, consiglieri; la versione approvata “distrattamente” parla solo di “emolumenti”. Le buste-paga dei politici regionali si compongono di 2 parti: indennità di carica (o funzione) e rimborsi, andando a comporre una cifra che dopo la “cura-Monti” non può superare gli 11.100 euro mensili per i consiglieri ed i 13.800 euro mensili i governatori. Un tetto agli “emolumenti complessivamente spettanti” (bozza di marzo) si sarebbe applicato anche ai “rimborsi”, che invece potrebbero essere esenti dal tetto (versione approvata). Le differenze non sarebbero da poco: in Lombardia, il sindaco di Milano ha una indennità di 7.774 euro mensili, mentre il governatore, al momento, incassa una indennità (tassata) di 9.027 euro più rimborsi (esenti) di 4.218 euro per totali 13.245 euro mensili; il governatore – con il taglio come da bozza originale – dovrebbe rinunciare a 5.471 euro al mese (il 41,3% del totale) mentre nella versione approvata il taglio si ridurrebbe a 1.253 euro al mese (il 13,9% del totale). Tutto – “more solito” – dipenderà dall’attuazione, il termine asettico e tecnico su cui tutto si arena, nell’indifferenza (quasi) generale.

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