giovedì 2 ottobre 2014

Quando i dipendenti fanno gli azionisti.




Il valore delle quote azionarie detenute da dipendenti in società quotate europee è di 267 miliardi di euro: il 3% della capitalizzazione delle società che hanno aperto il proprio libro-soci ai dipendenti attraverso programmi di incentivazione, proposti dal 30% delle grandi imprese. Il 3% è una partecipazione contenuta: ma la partecipazione all’azionariato porta con sé anche una partecipazione alla condivisione delle scelte aziendali? La Germania fa storia a sé, con la previsione della partecipazione dei rappresentanti dei dipendenti (ma non necessariamente azionisti) all’Organo di Gestione delle grandi imprese; in Inghilterra sono previste agevolazioni per i “trust” che amministrano le azioni detenute dai dipendenti, che “votano insieme” e possono avere una qualche voce in capitolo nei “boards” delle “public compagnie”; in Italia sono prevalenti la preoccupazione dei “grandi soci” di generare confusione fra azionisti-dipendenti e management, da un lato, e la preoccupazione dei sindacati di non farsi coinvolgere in scelte che domani potrebbero essere difficili da gestire coi lavoratori. Ma come dicono gli inglesi “a woman cannot be a bit pregnant”.

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